Facili guadagni per produttori di compiaciuti consensi

Veri e propri stimoli per l’emulazione esibizionistica e la venalità

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Da sempre si sa, ricchezza e povertà hanno diviso i popoli con conseguenze a dir poco drammatiche, e questo, nel mondo e in qualunque contesto sociale. Sin dall’inizio dell’esistenza l’uomo è stato “condannato” a guadagnarsi il pane con il sudore del suo volto (Genesi 3,14-19); ma in realtà non è mai stato (e non è) così per tutti, a cominciare dalle generazioni regnanti e di potere (papi compresi) per poi includere i cosiddetti eredi di fortune, e infine gli altrettanto cosiddetti baciati dalla dea bendata (i fortuanti o più popolarmente noti come i nati con la camicia). Tralasciando gli esempi dei secoli scorsi, che sono infiniti, ed entrando nell’era moderna, ossia da quando esiste la televisione, ad esempio, si assiste continuamente (soprattutto in questi ultimi tre decenni) ad un proliferare di arricchiti attraverso ruoli apicali nel condurre determinati programmi di intrattenimento con premi in denaro per gli ospiti concorrenti. Alcuni di questi conduttori dalla performance che, a mio parere, va oltre un certo costume estetico-comportamentale, che paragonerei ad incantatori di illusi e speranzosi, guadagnano decine di milioni di euro; ed è vero che ciò è garantito dagli sponsor, ma è altrettanto vero che l’audience (e relativo share) ne garantisce il sostegno della sponsorizzazione e quindi del mantenimento delle puntate di quel determinato programma di intrattenimento. E ciò che trovo per certi versi assurdo, è che il pubblico ospite in studio e i telespettatori per qualche ora di intrattenimento favoriscono, sia pur indirettamente, i lauti compensi dei presentatori-conduttori. Secondo recenti indagini, pare che Gerry Scotti, Paolo Bonilis, Fabio Fazio e Barbara D’Urso, per citarne alcuni, percepiscano qualcosa come dieci milioni di euro all’anno.

Personalmente non sono per nulla venale e per nulla invidioso in quanto non ho mai avuto alcuna aspirazione a rincorrere determinati guadagni… anzi; ma ritengo che questi importi vengono riconosciuti a personaggi che più che un lavoro in realtà il loro è un divertimento: un vero e sonoro schiaffo alla povertà e ai disoccupati! E in merito a questa considerazione mi domando se questi signori del palcoscenico produttore anche della spesso becera ilarità, non provino un po’ di vergogna e se prima di coricarsi non pensano che quel troppo avere potrebbe restare sulla terra (ai posteri?) e non essere goduto… da un momento all’altro. Quindi, per cosa vivono e per cosa hanno vissuto questi signori, che possono darsi la mano con i colleghi attori, assi dello sport, dello spettacolo, etc? Quesiti che forse sanno di retorica se non di dietrologia, ma le risposte credo che siano alla portata di tutti. Inoltre, la posizione e le performance di questi “signori” dai compensi troppo facili, sono dei veri e propri stereotipi di una cultura che continua a valorizzare il denaro come mezzo di potere e soprattutto di… centralità dell’essere. E il paradosso consiste nel fatto che talvolta non mancano le critiche da parte dello stesso pubblico a loro “affezionato” che, proprio grazie allo stesso, continuano a restare milionari. E per dirla sino in fondo, personalmente non ho mai acquistato un prodotto reclamizzato ed “osannato” dalla televisione, non contribuendo così ad arricchire chi dovrebbe essere un po’ meno ricco…! So perfettamente che le osservazioni su queste realtà cadranno nel vuoto, ma sono altrettanto convinto che chi più guadagna meno si guarda indietro, non solo per evitare un probabile “torcicollo” ma soprattutto per non rispondere al richiamo della propria coscienza. Amen!

Le immagini sono tratte da Altri-Tempi e da Tabloit

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