ESISTE DAVVERO L’INTEGRAZIONE IN ITALIA?

Di Giusy Chiello

Si è tanto discusso negli ultimi tempi, e si continua discutere,  sul tema degli immigrati, soprattutto dopo gli eventi accaduti a Rosarno, dove alcune centinaia di lavoratori extracomunitari, impegnati in agricoltura, dopo che due di loro sono stati feriti da persone non identificate, si sono ribellati alla città che li “costringeva” a vivere in condizioni inumane.Torniamo sull’argomento perché un nostro lettore ha voluto raccontare la sua esperienza di immigrato all’estero, e di come si sente vicino agli extracomunitari che vivono in Italia, ma di come, nello stesso tempo, se ne discosta.
“Ho vissuto tanti anni in Germania –racconta Paolo (il nome è di fantasia)- e il razzismo nei confronti degli italiani si leggeva negli occhi di tanti tedeschi, ma negli occhi di tanti altri c’era anche tanta voglia di uguaglianza e integrazione. Lavoravo insieme a dei miei connazionali e non per una ditta edile, dove si sgobbava per tantissime ore al giorno. Molti potrebbero pensare ad uno sfruttamento, invece no, noi venivamo pagati profumatamente per il nostro lavoro. Non c’era differenza se eri un italiano, uno spagnolo o un tedesco, l’importante era portare a termine il lavoro nel miglior modo possibile. Adesso vivo in Italia, e continuo a fare lo stesso lavoro. Molti dei miei colleghi sono extracomunitari, e vengono assunti soprattutto perché il datore di lavoro può permettersi di pagarli meno di un italiano. La maggior parte dei miei colleghi stranieri si accontenta del misero stipendio, anzi ne è contenta. Purtroppo, per questo atteggiamento, molti lavoratori italiani, come me, stanno subendo delle conseguenze negative. Lo stipendio sta pian piano diminuendo, e tanti di noi vengono licenziati per far posto a lavoratori che costano meno. Non mi sento di essere razzista, credo che ognuno di noi sia cittadino del mondo e possa avere la possibilità di farsi valere in qualsiasi parte della terra, ma non mi sembra affatto giusto che l’Italia sfrutti una tale situazione. A fare le spese di questo stato di cose siamo solo noi, poveri operai italiani, che dobbiamo subire pur di portare a casa un tozzo di pane per sostentare la famiglia. A questo punto, chiedo ai governanti italiani di riflettere su tutto ciò: è una condizione che, a parer mio, da un lato apre le porte all’integrazione, ma dall’altro rovina il futuro di milioni di famiglie italiane”.
Una guerra fra poveri, insomma, parafrasando Flaiano…

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