Educazione civica: il dovere di un tempo

Storia e insegnamento fonti di crescita e saggezza

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

Se la saggezza e la memoria vanno di pari passo alcuni (sicuramente pochi) ricorderanno che, negli anni successivi alla Costituzione della nostra Repubblica, l’Ordinamento scolastico della Scuola dell’obbligo prevedeva l’insegnamento di “Educazione Civica”. Infatti, fu Aldo Moro (ministro della Pubblica Istruzione dal febbraio 1957 al maggio 1959) il primo a introdurre nel 1958 tale insegnamento nelle scuole medie e superiori: due ore al mese obbligatorie, affidate al professore di storia, senza valutazione. Ma con gli anni questa “materia” (di grande utilità e saggezza per una crescita civile) è andata via via perdendosi per lo “scarso interesse” didattico, ma a mio avviso soprattutto per la scarsa ricezione da parte delle nuove (moderne?) generazioni di scolari e studenti. Ma cosa si intende per educazione civica? È lo studio delle forme di governo di una cittadinanza, con particolare attenzione al ruolo dei cittadini (loro doveri e diritti), alla gestione e al modo di operare dello Stato. All’interno di una determinata politica o tradizione etica, è riportato da tutte le fonti esplicative, l’educazione civica consiste sostanzialmente nell’educazione dei cittadini. La storia a riguardo risale alle prime teorie formulate in proposito da Platone nell’antica Grecia e da Confucio in Cina. Questi autori hanno contribuito l’uno in Occidente, l’altro in Oriente, a gettare le basi sui concetti di diritto e di giustizia da attuare nella vita pubblica.

Personalmente conservo nella mia libreria un libricino dal titolo “Sintesi di educazione civica ad uso della scuola secondaria superiore”, di Giuseppe Parisi. Anche se non riporta la data di stampa tale minuscola (ma esaustiva) pubblicazione risale certamente agli anni ’60. Alla 1ª Classe sono dedicati gli insegnamenti dei “Diritti e doveri nella vita sociale”, “Il senso di responsabilità morale come fondamento dell’adempimento dei doveri del cittadino”, “Interessi individuali ed interesse generale”, “I bisogni collettivi”, “I pubblici servizi”, “La solidarietà sociale nelle varie forme”; alla 2ª Classe “Il lavoro: la sua organizzazione e tutela”, “Lineamenti dell’ordinamento dello Stato italiano”, “Rappresentanza politica ed elezioni”, “Lo Stato ed il cittadino”; alla 3ª Classe “Inquadramento storico e principi ispiratori della Costituzione della Repubblica Italiana”, “Diritti e doveri dell’uomo e del cittadino”, “Libertà: sue garanzie e suoi limiti”, “I problemi sociali e la loro evoluzione storica”; alla 4ª Classe sono dedicati gli insegnamenti “Organizzazione e legislazione del lavoro”, “Previdenza e assistenza”, “Le formazioni sociali nelle quali si esplica la personalità umana”; alla 5ª Classe “Gli enti autarchici” (Comune, Provincia, Regione e altri Enti), “Lo Stato” (evoluzione storica, condizione di modernità e diritto e sue caratteristiche, le varie forme dello Stato e di Governo), “Ordinamento attuale dello Stato italiano” (il Parlamento, formazione delle leggi, il Presidente della Repubblica, il Governo, i Ministri, gli Organi ausiliari, la Magistratura, la Corte Costituzionale), “Organizzazioni internazionali e supernazionali per la cooperazione fra i popoli”.

Alla luce di questa breve rievocazione verrebbero da fare alcune considerazioni, ma considerando l’evoluzione dei tempi i cui effetti appaiono essere sempre più deleteri, sia dal punto di vista politico (tout court) che da quello culturale e della in-civile convivenza, ritengo di soprassedere e lasciare al lettore ogni libera considerazione; mentre rammento che l’analfabetismo di ritorno è rappresentato da oltre 4 milioni di persone che popolano la nostra Penisola, e c’è ragione di credere che sono sempre meno i cittadini che conservano una copia della Costituzione, simbolo cardine e guida ai diritti e soprattutto ai doveri di ogni cittadino (compreso il politico di oggi e di domani) che è tenuto ad osservarla e farla osservare come legge fondamentale della Repubblica… anche se, più passa il tempo e più assistiamo alla massima “disattenzione” anche per le nozioni più semplici ed elementari, proprio come la vecchia (ed ormai sepolta) Educazione Civica.

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