EDITORIA ALLA RIBALTA AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO

Non è mai troppo tardi per considerare meglio e di più gli autori esordienti… alleviandoli dal loro contributo (parziale o totale) per le spese di pubblicazione

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Anche quest’anno (dopo un biennio di pandemia) amanti della lettura o diretti interessati a vario titolo all’Editoria, hanno potuto riassaporare il profumo della carta stampata. Tra le centinaia di titoli dalle tematiche più diverse, la XXXIV edizione del Salone internazionale del Libro è riapparso a Torino (dal 19 al 23 maggio) nella storica sede del Lingotto Fiere, provocatoriamente intitolato “Cuori serlvaggi”. Secondo gli organizzatori con tale titolazione si è inteso  guardare oltre il presente, cercando di immaginare e costruire un futuro diverso, di pace, di giustizia sociale, di rispetto per l’ambiente. Ce ne è ancor più bisogno dopo due anni di pandemia e tre mesi di insensata e disumana aggressione di Putin all’Ucraina. «Per questo motivo – hanno precisato –, “Cuori selvaggi” (omaggio a Lispector) è stato scelto come titolo della nuova edizione del Salone internazionale del libro di Torino». C’è chi sostiene che l’affluenza quest’anno sia stata copiosa, c’è invece chi afferma che in alcuni giorni ci sia stato un calo del 50%. Ma al di là del numero delle presenze, quello che vorrei evidenziare è che come sempre tra le pubblicazioni una certa percentule è stata resa possibile a spese degli stessi autori, e ciò è comprensibile per diverse ragioni; ma non trovo “democratico” che ad essere presentati solitamente siano autori già noti al pubblico, sia a livello locale che nazionale. A questo riguardo io credo che se l’argomento da pubblicare merita, altrettamto deve meritare di essere presentato anche se l’autore è poco noto, a maggior ragione se la pubblicazione è stata a suo carico. Di questo termometro non ho dati percentuali, ma ciò non toglie che il fatto corrisponda alla realtà, anche perché tale sussistenza a  parer mio è in controtendenza con la chiusura di molte librerie avvenuta soprattutto in questi ultimi cinque-sei anni. Ed è pur vero che molti autori in erba hanno l’ambizione-presunzione (peraltro legittima) di farsi conoscere, ma è altrettanto vero che parte di essi sarebbe da considerare con un certo ulteriore riguardo…, anche se bisogna fare i conti con l’esigenza di mercato che richiede un minimo di investimenti in un’azione pubblicitaria di lancio; ma se nessun editore intende investire in tal senso a mio avviso rientra in una sorta di contraddizione perché, di fatto, se ppublica titoli a spese dell’autore, l’editore stesso spende comunque anche il proprio nome o della Casa editrice. Dunque, crisi a parte, si tratterebbe di rimettere sui giusti binari soprattutto l’editoria minore con l’invito a valutare il merito di una pubblicazione parimenti all’investimento, sia pur nelle dovute proporzioni, e non prendere al volo (eccezioni a parte) la disponibilità economica dell’autore che ambisce pubblicare, perché se un’opera letteraria veramente vale l’editore ha interesse darla alle stampe tout court, e se invece non vale (o molto modesta) avrebbe poco senso razionale pubblicarla per il solo fatto che è a totale carico dell’autore.

Tuttavia, ben vengano le eccezioni, anche perché tra queste, va detto, alcuni autori rendono disponibili a titolo gratuito un certo numero di copie per l’autore, ma ciò non deve essere una sorta di elemosina… Come sempre, quando si tira in ballo l’editoria non si può fare a meno di evidenziare sia la crisi editoriale in genere che l’ambizione di editori esordienti, ma resta doveroso ed etico valutare con obiettività chi ha talento per farsi conoscere e per crescere e, una volta accertato tale merito, investire maggiormente e non far spendere capitali (spesso frutto di sacrifici) a chi sa o crede di valere ma non ha Santi in Paradiso… e tanto meno mecenati. Diversa è la realtà relativa ad iniziative editoriali promosse da associazioni non-profoit. Infine, se si vuol risalire la china in campo editoriale, sarebbe opportuno mettersi tutti a tavolino e segnalare tale esigenza alle Istituzioni Politiche preposte che, come si sa, per Legge lo Stato elargisce, ad esempio, contributi alle più importanti Testate giornalistiche del Paese; mentre le cosiddette Testate minori restano relegate al fanalino di coda: pochi lettori meno sostegno politico. Tutti hanno diritto di far sentire la propria voce proponendosi con pubblicazoni di giornali e libri, ma al tempo stesso non devono continuare ad imperare i concetti del potere, ancorché quello economico, perché sarebbe come dire:  il ricco mangia, il povero si nutre!

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