Donazioni e trapianti di organi in Sardegna: i dati del 2014

locandina del progetto Una scelta in Comune per dichiarare la disponibilità a donare organi e tessuti post-mortem

Lo scorso anno la Sardegna ha registrato un incremento di donazioni e trapianti rispetto al 2013. Da non sottovalutare, però, l’incremento dei “no” alla donazione che, seppur inferiori alla media nazionale (23,1% contro 31%), sono saliti di quasi 10 punti rispetto all’anno precedente.

di Marcella Onnis

Nei giorni scorsi sono stati presentati ufficialmente i dati su trapianti e donazioni in Sardegna relativi al 2014. Confrontando tali dati con quelli dell’anno precedente e con quelli nazionali emerge un quadro abbastanza buono, ma suscettibile di miglioramento e meno entusiasmante di quanto lascino intendere le dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa dall’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru. Vediamo in dettaglio gli elementi a sostegno di questa nostra convinzione.

INCREMENTO DEI TRAPIANTI – Il report del Centro nazionale trapianti (CNT) mostra che in Italia il numero dei trapianti complessivamente realizzati lo scorso anno è stato superiore a quello del 2013 (2.976 contro 2.768), con segno positivo per tutti gli organi eccetto il polmone. La relazione del Centro regionale trapianti (CRT) della Sardegna segnala lo stesso trend positivo per l’Isola: gli 80 trapianti complessivamente realizzati segnano, infatti, un notevole incremento rispetto all’anno precedente, con i suoi 66 interventi. Certo, ottenere migliori risultati rispetto a questo “anno nero” era abbastanza facile, ma è anche vero che i dati dal 2006 a oggi (illustrati nella tabella accanto, fornita dalla Prometeo A.I.T.F. Onlus) mostrano come nel 2014 si sia comunque raggiunto uno dei migliori risultati. E in Sardegna – dove, però, non si trapiantano i polmoni – l’incremento ha riguardato tutti gli organi: cuore, rene, fegato e pancreas.

INCREMENTO DELLE DONAZIONI – Ovviamente questi buoni risultati non sarebbero stati possibili senza la generosità di tante persone e la professionalità di tante altre. Lo scorso anno, afferma il CNT, in Italia si è verificata «un’impennata nell’attività di donazione» con 2.345 accertamenti di morte e 1.172 donatori effettivamente utilizzati (ossia pazienti deceduti ai quali è stato prelevato almeno un organo, poi utilizzato perché risultato idoneo). Dati ottimi che, prosegue il report, non solo superano di gran lunga quelli dell’anno precedente, ma rappresentano «un record per il nostro Paese». Il merito non è solo delle rianimazioni, com’è ovvio, ma, precisa il CNT, anche «dei coordinamenti regionali per i trapianti e della rete che sovrintende la sicurezza e il controllo delle patologie trasmissibili tra donatore e ricevente». Una rete che, come vi abbiamo segnalato qualche mese fa, è stata ristrutturata e potenziata con l’attivazione del Centro nazionale trapianti operativo.

Anche in Sardegna si è registrato un notevole aumento delle segnalazioni di potenziali donatori (passate da 52 a 65), che ha consentito di ottenere uno dei migliori risultati degli ultimi anni (vedi tabella). E anche nell’Isola l’incremento ha riguardato pure il numero dei donatori effettivamente utilizzati, passati dai 30 del 2013 ai 35 dello scorso anno. Il confronto tra le due annate non evidenzia un vero picco, ma la tabella già citata mostra come questa sia la cifra più alta registrata negli ultimi 8 anni, peraltro raggiunta solo nel 2006 e nel 2007.

IMPENNATA DEI “NO” ALLA DONAZIONE – Parafrasando Gianni Rodari, per fare un trapianto ci vuole una donazione, per fare una donazione ci vuole un “sì”: ebbene, nel 2014 in Italia la media delle opposizioni (cioè dei “no”) al prelievo degli organi è stata del 31%. Il CNT antepone a questo dato un «solo» che, però, non ci pare condivisibile, per due motivi: innanzitutto, 31% significa circa un “no” ogni tre potenziali donatori, che non è certo poco; in secondo luogo, nel 2013, la media nazionale era inferiore (29,4%).

Ancora più ottimistica (o comoda?) la lettura dei dati regionali fornita nel corso della recente conferenza stampa: in Sardegna «le opposizioni sono state soltanto 15 (pari al 23,1%, a fronte della media nazionale del 31%)». “Ottimo!” si potrebbe esclamare a prima vista, anche perché si tratta di uno dei dati regionali più bassi (così bene nel Centro-Sud solo le Marche, con il 23,4% di opposizioni). Peccato che, confrontando la percentuale di opposizioni del 2014 con quella del 2013 (13,50%) emerga un’impennata dei “no”. Ora, è vero che quello precedente è stato un “anno d’oro” in termini di generosità (al contrario che per l’attività trapiantistica, come in precedenza ricordato), ma quello del 2014 è comunque uno dei risultati peggiori degli ultimi anni. Ragion per cui fare gli struzzi non ci sembra un saggio approccio. A onor del vero va detto che, secondo alcuni addetti ai lavori, un aumento delle opposizioni è fisiologico quando si verifica un incremento delle segnalazioni. Tuttavia, c’è sicuramente ancora molto da fare per promuovere la “cultura della donazione”, compito che le istituzioni non possono interamente delegare alla buona volontà dei singoli (in primis familiari di donatori che fanno sensibilizzazione raccontando la propria esperienza) e delle associazioni di settore.

locandina del progetto Una scelta in Comune per dichiarare la disponibilità a donare organi e tessuti post-mortemIL PUNTO SULL’ANAGRAFE DEI DONATORI – In vista di questo obiettivo, sono grandi le aspettative verso il servizio di registrazione della dichiarazione di volontà sulla donazione di organi e tessuti al momento del rilascio o del rinnovo della carta d’identità. Sono ormai più di 40, dislocati in 12 regioni, gli uffici anagrafe che in tutta Italia già offrono questa possibilità, ma secondo le ultime stime del CNT sono 450 i comuni che si sono già impegnati ad attivare questo servizio, peraltro previsto dalla legge, come più volte abbiamo ricordato. Al 31 dicembre 2014 il CNT registrava più di 29mila dichiarazioni di volontà raccolte (secondo i dati del Sistema informativo trapianti – SIT  a oggi sono 32.625), di cui circa il 94% di consenso. In Sardegna questa percentuale è più bassa (89,1%), però la media delle dichiarazioni registrate giornalmente (quasi 7) è tra le più alte in Italia. Inoltre, i comuni che hanno già avviato il servizio per ora sono solo tre (Cagliari, Oristano e Osilo), ma sono diverse le amministrazioni che si sono già attivate, anche su invito delle associazioni di settore, per istituire la propria “anagrafe dei donatori”.

LISTE DI ATTESA STABILI – Ma perché è così importante che salgano i numeri dei “sì” e soprattutto delle donazioni effettive (anche da vivente)? Perché ci sono ancora tantissime persone in attesa di un nuovo organo: in Italia al 31 dicembre 2014 i pazienti in lista di attesa erano 8.758 (secondo il SIT a oggi sono 9.105), per la stragrande maggioranza bisognosi di un nuovo rene. Purtroppo, accade anche che qualcuno di questi pazienti non sopravviva (lo scorso anno è successo, ad esempio, in Sardegna per tre persone in attesa di un trapianto di fegato). Il CNT, però, su questo punto rassicura un poco gli animi: «Alla stabilità delle liste, per tempi e numero dei pazienti in attesa di ricevere un trapianto, dal 2012 registriamo un incremento della sopravvivenza grazie ad una maggiore qualità delle terapie farmacologiche e sostitutive somministrate ai pazienti prima di ricevere il trapianto, con particolare riferimento a cuore e fegato».

Gli allarmismi non sono quindi necessari né tantomeno utili, ma senza dubbio, in Sardegna più che a livello nazionale, non c’è sicuramente da adagiarsi sugli allori.

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