Don Federico, la piazza del cuore e la rinascita dell’Aquila

Riceviamo e pubblichiamo:

 

DON FEDERICO, LA PIAZZA DEL CUORE E LA RINASCITA DELL’AQUILA

Cronaca di una giornata particolare. A Paganica, la Prima Messa di un giovane sacerdote

 

Federico Palmerini durante una messa e con indosso i paramenti sacerdotaliPAGANICA (L’Aquila) – La piazza di Paganica, piazza del cuore. Nel segno della religiosità e della comprensione dei bisogni. Solidarietà. Appello d’amore per gli altri. Atti concreti, azioni positive. Don Federico Palmerini inizia il cammino sacerdotale con un gesto grande di solidarietà. Ha devoluto le offerte ricevute nel giorno in cui ha celebrato la Prima Messa ad una mamma di Paganica che è costretta a spendere oltre duemila euro al mese per acquistare le medicine necessarie per curare il figlio di 20 anni, affetto da una malattia rara e invalidante.

”Stringiamoci intorno a questi nostri compaesani e sosteniamoli in questo difficile momento”. Un applauso si è levato dalla immensa folla. Un applauso che conferma che il messaggio è giunto al cuore di tutti e che non rimarrà inascoltato. E si spera che anche dalle istituzioni giungano risposte positive, dando il via libera all’applicazione del decreto che consente “l’erogazione gratuita di farmaci ai pazienti abruzzesi affetti da malattie rare e con diagnosi certificata”. Federico sulla via indicata da papa Francesco. Con umiltà e dedizione. E papà Goffredo sottolinea: ”Domenica 14 settembre la piazza di Paganica è tornata ad essere viva, ricolma di gente. Una grande festa di popolo, di fede, di comunione, di compassione verso chi soffre, con il gesto di Federico di donare le offerte e di lanciare l’appello per il giovane colpito da narcolessia. Sono stati giorni di serenità e felicità per un’intera comunità, un segno di fede e di speranza, un segno di identità e di forte senso comunitario, per L’Aquila e per l’intera diocesi”. Una piazza, migliaia di persone unite dal bene. Un solo, immenso, cuore d’amore.

Festa di popolo, proprio così. In segno di giubilo per don Federico le coperte stese ai balconi di decine di abitazioni, nel centro storico di Paganica, il più grande dopo quello dell’Aquila, case vuote per i danni del sisma e non ancora ricostruite. Luoghi della memoria pieni di storia. Preziosissime testimonianze, che vanno recuperate. Seriamente. Palazzi antichi tenuti in piedi dalle “imbracature provvisorie”, tra funi d’acciaio, robuste travi di ferro e di legno. Ricostruzione lenta, ma tanta voglia di rinascere. Federico ha scelto la piazza antistante la Chiesa madre di Santa Maria Assunta, facciata quadrata con una magnifica balconata in ferro battuto. Ancora inagibile – e chissà per quanto tempo ancora! – la bella chiesa che lui ha frequentato fin da bambino. Scelta di vita. Carica di ottimismo. Per dare speranza alla ripartenza.

Il padre Goffredo ricorda con orgoglio e commozione: ”La vocazione, che sette anni fa accogliemmo con gioia perché era la libera scelta di vita di Federico, si è realizzata il 13 e 14 settembre. Abbiamo vissuto, io e la mia famiglia, la sua consacrazione sacerdotale con emozione intensa, insieme alla grande moltitudine convenuta nella Chiesa di San Francesco, a Pettino, nella periferia dell’Aquila, perché la Cattedrale, massacrata dal terremoto, è ancora da ricostruire. E’ stata una forte testimonianza di fede e di unità comunitaria, così necessaria per la rinascita della nostra amata città”. Insieme, contro la rassegnazione. ”Un senso di comunità forte – afferma con gratitudine Goffredo Palmerini – si è espresso a meraviglia a Paganica, nella preparazione della giornata della Prima Messa di Federico, attraverso lo straordinario impegno di tanti volontari che hanno ripulito dalle erbacce e dai detriti del terremoto, in una settimana di lavoro, la piazza principale dove si è celebrata l’eucarestia. Non solo. Hanno rimesso a nuovo la villa comunale, dove si è tenuta la conviviale, un’agape fraterna condivisa con molto più d’un migliaio di commensali. Un lavoro impegnativo, per trasportare e montare le attrezzature, condotto spesso sotto la pioggia durante la settimana, cessata come per incanto sabato e domenica, i giorni della festa”.

Consigli e segni positivi. Sabato l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Petrocchi, aveva iniziato  l’omelia rivolgendosi con queste parole a don Federico: ”Ricordati sempre che, nella logica della Sapienza, devi ascoltare, prima di dire; essere testimone, per diventare maestro; maturare come discepolo, se vuoi svolgere il servizio di guida. La tua scelta di ricevere l’Ordine sacro del presbiterato in questa ricorrenza liturgica (l’Esaltazione della Croce), non è «casuale» (cioè, un fatto occasionale e fortuito), ma è «causale» (quindi, una decisione attentamente pensata e voluta). Manifesti, così, l’intenzione di edificare il tuo sacerdozio sulla croce gloriosa di Cristo, perché sai che questa è una roccia sicura e da essa scaturisce la sorgente di ogni grazia”. La conclusione dell’omelia con questo augurio: ”Possa l’Immacolata, donna vestita di sole, risplendere nel tuo cielo come segno di consolazione e di sicura speranza, per renderti – sempre e ovunque – portatore di gioia e costruttore di pace”.

Ed un sole splendente domenica mattina ha illuminato la piazza di Paganica. Gioia e applausi. Felicità. E’ stata davvero una giornata meravigliosa, benedetta dal sole che dovrà guidare Federico sulla luminosa via che ha scelto di percorrere quando aveva 20 anni, lasciando l’università e la bella fidanzata, per entrare in seminario. Don Dante Di Nardo, nell’omelia, ha evidenziato le grandi qualità del neo sacerdote, dispensandogli tanti preziosi consigli. In effetti è stato Don Dante la vera guida formativa e spirituale di don Federico: “Mi ha visto crescere e fatto crescere”. Papà Goffredo lo definisce  “un prete autentico, molta essenza e poca apparenza”. Ricorda che “è giunto alla vocazione in età matura, a 25 anni, entrando in seminario lasciando il lavoro come tecnico alla Siemens, nello stabilimento aquilano della grande azienda elettromeccanica. E’ stato parroco di Paganica per 16 anni, dal 1991, praticamente ricostruendo dalle fondamenta la comunità parrocchiale, sapendo riconoscere i carismi in ogni persona e lasciando che ciascuno potesse svilupparli per il bene della comunità, con una particolare attenzione agli ultimi. Nel 2007 gli è succeduto Don Dionisio Rodriguez, colombiano, davvero un bravo prete che ha continuato ad operare sulla traccia di don Dante”.

Continuità e scelte. “La mia scelta – ci spiega don Federico – trova il suo fondamento non nell’essere un’iniziativa che parte da me, quanto, invece, nell’essere la risposta all’iniziativa di Qualcun altro: è Dio stesso che ha preso l’iniziativa, è Lui che ha fatto il primo passo ed ha chiesto a me di mettermi liberamente a suo servizio. Allora si può capire dove siano le vere radici di quanto abbiamo celebrato con gioia sabato e domenica scorsi: nell’amore di Dio per il suo popolo, che mai viene meno”. D’obbligo il riferimento al disastroso terremoto di 5 anni fa che ha provocato oltre 300 vittime e danni ingenti alle abitazioni ed al patrimonio storico e culturale dell’Aquilano. Riflette don Federico: “Di fronte alle tragiche conseguenze del sisma del 2009, di fronte a tanti dubbi e a tante domande su come il Signore fosse presente in tutto questo, su dove andasse cercata la sua mano ancora provvidente verso la nostra comunità, forse molte attese sono rimaste tradite, non hanno avuto risposta. La mia consacrazione al Signore nel sacerdozio non è altro che uno dei tanti segni con cui il Signore dimostra ancora oggi la sua cura verso di noi, ci dà la certezza che la sua paternità non viene meno, soprattutto nei momenti più difficili”.

La ricostruzione, i tempi lunghi e la fede. “Mentre ancora è immane il lavoro da fare per riportare alla normalità la vita delle nostre comunità – mi dice don Federico – il Signore opera instancabilmente perché al suo popolo non manchi mai un ‘oltre‘ verso cui camminare, perché non ci si ripieghi sul presente, o, peggio ancora, sul passato. C’è speranza per il domani, e non soltanto per un vago ottimismo umano, ma soprattutto per la certezza di fede che la storia, pur tra tante contraddizioni, è nella mani di un Padre che provvede. Il mio sacerdozio credo sia una piccola eco per la nostra gente di questa grande compassione del Signore verso di noi”. E tutta la comunità si è stretta intorno a lui ed alla sua famiglia.

Domenico Logozzo
già Caporedattore del TGR Rai

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