DIVERGENZE E DISSIDI POPOLARI COME LESIONE ALLA SALUTE  E ALLA VITA UMANA

Gestire una pandemia sia dal punto di vista medico scientifico che politico è una responsabilità che va ben soppesata prima di essere  esercitata.  Ma non meno importante è avere più  fiducia in chi fa ricerca e clinica ogni giorno.

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e opinionista)

Si dica pure quel che si vuole ma intanto i fatti sono fatti. Attualmente, secondo gli esperti, sono 10 milioni gli italiani che non si sono sottoposti alla prima dose di vaccino anti covid e, in queste ultime settimane, le cronache ci dicono che almeno tre persone (giovani) sono decedute in quanto affette da covid e che non erano state vaccinate. E intanto, dall’inizio della pandemia, la nazione e le singole regioni ogni giorno emettono i fatidici aggiornamenti: casi infetti, ricoverati in terapia intensiva e non, molti ancora i soggetti in quarantena domiciliare, i tamponi effettuati, i guariti e i deceduti. Nemmeno in tempo di guerra venivano emessi bollettini simili, tanto meno giornalieri; come neppure all’epoca dell’epidemia della poliomielite venivano comunicati in modo “spasmodico” statistiche del genere. Forse, mi si conceda il beneficio dell’ingenuo sentimentalismo, ma è storia, gli Stati Uniti sono stati “sostenuti” dal fatto che in quell’epoca hanno avuto un presidente egli stesso colpito dalla poliomielite e che, anche per questo, si prodigò per favorire la campagna contro la poliomielite, peraltro sostenuto da uno staff di consulenti medici e legali di tutto rispetto… sia pur non esenti da reciproche incomprensioni e diatribe varie. Ma quella realtà, seppur ormai lontana, non può essere dimenticata e il suo insegnamento dovrebbe essere luce e guida per quei 10 milioni di non vaccinati, ma soprattutto per quei politici nostrani (in continuo avvicendamento) che sin dall’origine pandemica non hanno saputo impostare una corretta e adeguata informazione che, come abbiamo potuto constatare, è risultata essere assai disomogenea e spesso incomprensibile per il continuo accavallarsi di notizie, non notizie e dati, oltre alle innumerevoli fake news. Come giornalista-biografo e opinionista io credo che anche per quello che riguarda la nostra realtà attuale, sarebbe stato utile organizzare incontri popolari per spiegare in modo omogeneo e divulgativo la venuta del virus incriminato, gli effetti medico-sociali, e in modo particolarmente comprensibile la necessaria terapia vaccinica: dalla realizzazione dei vaccini, alla somminstrazione degli stessi ma con modalità meno confusionarie e dispersive…, oltre naturalmente agli effetti collateriali e /o eventi avversi. Si doveva e si deve tener conto che la stragrande maggioranza della popolazione non ha una cultura medica e tanto meno scientifica, come pure di carattere costituzionale, legislativo e legale e, questa carenza senza colpa, andava tenuta in particolare considerazione; ma probabilmente ai vertici mancano esperti in comunicazione… Stiamo quindi constatando, ogni giorno, parte degli effetti negativi di questa gestione che si va perpetuando tanto da dover “scomodare” esperti in divisa militare, il cui apporto sembra voler rimediare al meglio, ma nonostante questa “escamotage” tecnico-gestionale, permangono lacune che non si riesce a sanare ed è così che, a mio avviso, la popolazione è continuamente frammentata e il “signor Covid” pare esserne fiero… Ma un richiamo è da farsi in particolare a quei medici (e infermieri) che, pur avendo studiato come tanti loro colleghi, dissentono da quella che è la razionalità e, in Medicina, non dovrebbero esistere posizioni particolarmente divergenti poiché è compito dei loro esponenti tutelare la salute e la vita umana. Chi è stato colpito dal virus e, soprattutto, chi è stato sottoposto a terapia intensiva si può dire che ha quasi visto la morte in faccia e, tutti gli operatori sanitari impegnati per assisterli e curarli, non solo si sono prodigati ma si sono esposti spesso oltre un certo limite…

Ora, se diamo per scontato che il vaccino anticovid sta offrendo le migliori (anche in senso percentuale) garanzie per prevenire il rischio di contaminare e di essere contaminati, quelli che ancora dissentono a mio avviso dovrebbero rivedere il loro “status mentale” (ideologia a parte), provare a pensare per un solo attimo come ci si può sentire in assenza d’aria con la prospettiva di una possibile conseguenza… senza ritorno. Questa sorta di invito non ha parvenza di “crudeltà” etico-morale, ma più semplicemente l’invito ad una riflessione nel rispetto del prossimo, oltre che di se stessi. Tuttavia, ben comprendo che la mente umana è illimitata ed è utopia  pensare di poterla scandagliare, ma ciò non è una buona ragione per non cercare di confrontarsi e per capirsi, affidandosi a chi ha vissuto simili esperienze e nel contempo avere più fiducia nei confronti di chi da sempre si dedica alla ricerca e alla clinica. Una fiducia che si può ottenere ampliando i propri orizzonti con il saper (e voler) comunicare… e non certo con assembramenti di piazza e sit-in che sono dispersivi e inconcludenti. Al limite, chi si vuole opporre, prenda carta e penna e faccia un esposto/diffida nei confronti delle Istituzioni preposte… riversando loro la resposnsabilità morale. Uno scritto protocollato (con richiesta di riscontro) vale di più di una lamentela che si disperde nell’aria!  

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