De André canta De André: Prato 19 luglio 2010

C’era una volta Fabrizio De Andrè . Un cantautore scomodo che si professava anarchico, diametralmente opposto a tutto ciò che si poteva chiamare conformismo. Un artista talmente al di fuori da ogni schema, che quando l’anonima sarda rapì lui e la sua compagna Dori Ghezzi, riuscì a stabilire un rapporto con i suoi sequestratori… Era sempre contro tutto e tutti, ma capace di esibirsi dal vivo alla Bussola di Viareggio, ( a quel tempo considerata la patria della borghesia) e di conseguenza, subire durante i suoi spettacoli, invasioni di gruppi di anarchici autonomi, che chiedevano spiegazioni per l’accaduto e che naturalmente Faber non negava a nessuno. Potremmo stare ore ed ore a parlare del Fabrizio De Andrè uomo, ma a noi stasera interessa l’artista, perché l’uomo ci ha lasciati all’inizio del 2000, ma l’artista no, assolutamente no, lui continua a vivere attraverso le sue poesie in musica, attraverso i ricordi dei suoi fans e soprattutto grazie a suo figlio Cristiano, il ricordo di Faber “coda di lupo” è ancora più nitido.
Cristiano è, secondo il mio modesto parere, un grande artista, un artista a 360°, il quale, purtroppo a livello di carriera, ha dovuto convivere con la grandezza del padre, di lui si può dire, che è un ottimo polistrumentista, (uno a cui puoi dar una qualsiasi cosa in mano che lui ti trova il modo di suonarla). Negli ultimi dieci anni aveva mollato la sua carriera solista, per accompagnare il padre nelle sue tournée, ed adesso a distanza di dieci anni dalla sua scomparsa, sta portando in giro per l’Italia questo spettacolo.
De Andrè canta De Andrè come dichiarato dallo stesso Cristiano, non è un copia/incolla del repertorio musicale di suo padre, ma bensì, una rivisitazione con una chiave di lettura attuale, delle canzoni di un tempo. Lo spettacolo dura due ore e mezzo e visto che il biglietto costava dodici euro, possiamo tranquillamente affermare, che il rapporto qualità/prezzo è stato veramente ottimo. Cristiano è un ragazzo molto umile, lo si denota quando saluta i componenti del suo staff uno per uno, abbracciandoli e ringraziandoli ogni sera come fosse un cerimoniale, dichiara anche lui di essere anarchico e di essere stanco di questi giochi di potere che stanno rovinando la nostra Italia ed inoltre ha un rapporto col pubblico molto semplice e diretto. Lo spettacolo inizia alle 21 e 30 con due canzoni in genovese, Megu megum e A’cimma, poi a seguire, la bellissima Ho visto Nina volare e subito dopo Don Raffaè. La serata si trasforma in un juke box e la Piazza del Duomo di Prato è veramente colma di pubblico. Cristiano si diverte a raccontare alla gente aneddoti sul padre e la gente ascolta, a volte anche commentando, come se si stesse veramente parlando di un amico comune, sul palco lui suona di tutto, da ogni tipo di chitarra al pianoforte e al mandolino e fa una certa impressione notare quanto assomigli a suo padre…
Da ricordare tra le canzoni della serata: COSE CHE NON DIMENTICO, l’unico brano scritto scritto da Cristiano con il padre, quindi le acclamatissime BOCCA DI ROSA, IL PESCATORE, CREUZA DE MA’ , AMICO FRAGILE, UN GIUDICE e potremmo naturalmente continuare…ma la chiusura è veramente emozionante, infatti lo spettacolo, termina con una versione voce/piano di CANZONE DELL’AMOR PERDUTO. Il pubblico è in piedi, l’emozione sale fino alla gola e scende qualche lacrima, ma siamo tutti felici perché è stato veramente un bello spettacolo .
PS quanto manca Fabrizio… ma grazie Cristiano perché tu non ce lo fai dimenticare.
Roby Bruno

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