Dall’opera letteraria di Line Danielsen un “enigma” che ancora suscita fascino

Michele Paolino, Line Danielsen, Andrea Bolfi ed Ernesto Bodini

di Ernesto Bodini
(giornalista e critico d’arte)

L’enigma del Vasari di Line DanielsenContinua a suscitare interesse l’attività letteraria della scrittrice (e pittrice) norvegese Line Danielsen, da oltre un ventennio in Italia e da circa un anno a Torino, con la sua opera “L’enigma del Vasari” (Senso Edizioni, pagg. 398, € 15,00), presentata nei giorni scorsi nel grande spazio espositivo socio-culturale. Presenti oltre all’autrice, Michele Paolino, già consigliere comunale; Andrea Bolfi, promotore e organizzatore di eventi culturali, e il sottoscritto, moderati dall’eclettico giornalista Massimo Tadorni. Il tema dell’opera più lo si presenta e più è stimolo di un maggior avvicinamento, non solo al concetto di romanzo la cui evoluzione è la storia di un successo straordinario, ma anche a quello dell’enigma ovvero quel mistero che da secoli coinvolge esperti e studiosi come Maurizio Seracini, confermando che Giorgio Vasari (Arezzo 1511 – Firenze 1574) non avrebbe potuto distruggere il lavoro di Leonardo, mettendolo invece al sicuro con una parte protettiva sulla quale fece i propri affreschi, gli stessi che oggi adornano il Salone del Cinquecento. Un enigma nell’enigma in quanto se sotto il Vasari si nasconde davvero l’affresco di Leonardo da Vinci, viene da chiederci: che cosa ne è stato in tutti questi secoli in cui è rimasto celato alla vista dell’uomo? La risposta, pare, sta ancora dietro l’opera del Vasari. E diversi sono i passi del libro che hanno carpito l’attenzione dei relatori come Michele Paolino che ha affermato: «La stragrande maggioranza della gente preferisce delle risposte inadeguate piuttosto che ammettere che vi sono molte cose che gli esseri umani non sanno…. Anche se non strettamente legata al romanzo questa mia convinzione ritengo essere profetica, quindi in linea con i nostri tempi. Inoltre, nella stesura dell’autrice si evince una sorta di “fratellanza” tra la Norvegia e l’Italia, un binomio socio-culturale (ed umano) di grande respiro degno di ulteriori sviluppi…».

Ulteriori osservazioni, per certi versi più analitiche, quelle di Andrea Bolfi, evidenziando la comprensione delle grandi responsabilità che hanno poeti, scrittori ed artisti che “viaggiano” nel tempo, e l’autrice fa viaggiare nei secoli i suoi lettori attraverso il fascino del mistero; un “noir” negli ambienti della Firenze post-medievale sino ai giorni nostri. «La Danielsen – ha precisato il relatore – riesce a far apprezzare anche i dettagli del clima letterario: i viaggi nel tempo nell’ottica di una cultura plurisecolare, e la ricerca di questo oscuro Evangelo storico-letterario tanto da richiamare il concetto di protezione che è il senso del bene». Ma non pago della sua sintetica testimonianza nei confronti dell’autrice, e del pubblico presente, Bolfi ha voluto citare un passo particolarmente significativo del romanzo in cui si delinea non poca preoccupazione per le future generazioni: «… sorgerà il nuovo modello di genere umano, anime sterili e immuni con poche tracce di emozioni, prive della capacità di provare sensazioni… il mare brillante d’illusione di morbido tessuto falcerà di netto il regno interiore di fantasia di tutti i bambini. E non sarà più necessario avere qualche forma di educazione nella società, quando la capacità del pensiero libero scomparirà, e pochi saranno in grado di formare le proprie intenzioni».

Michele Paolino, Line Danielsen, Andrea Bolfi ed Ernesto BodiniSollecitata amabilmente e anche un po’ provocatoriamente dal moderatore, la scrittrice non ha nascosto la sua apparente soddisfazione di far conoscere il più totale coinvolgimento con i protagonisti del suo romanzo che, nel più vivo contesto di una cultura sublimata da quel fulgido periodo fiorentino, quasi si impongono sino a far emergere i problemi dell’attualità. «Nel corso della stesura – ha precisato – sono nate in me preoccupazioni per il futuro delle nuove generazioni, alle quali è dedicato il mio romanzo… Pagina dopo pagina, e sino alla fine, mi sono stupita  di essere stata capace di creare un “intreccio”  profondo… Ognuno di noi è potenzialmente in grado di dare molto di più di quello che dà, ma non sfruttiamo abbastanza  questa potenzialità e, personalmente, penso di dare una volta sempre di più continuando a scrivere romanzi, poesie e a dipingere senza risparmiarmi o farmi condizionare dal tempo e dagli eventi». Line Danielsen, acuta osservatrice e paziente ricercatrice, ha dato “vita” reale ai suoi personaggi attraverso approfonditi studi per anni, acquisendo un bagaglio culturale sulla Storia dell’Arte ma anche sui più reconditi “costumi esistenziali”, ossia tutte quelle manifestazioni che hanno sinora arricchito lo scibile umano. Personalmente, invitato tra i relatori, ho richiamato lo stile espositivo della scrittrice norvegese che nasce dalla trasparenza e dall’umiltà e, nonostante il fascino del mistero, anche quella semplicità come arma vincente perché tutti possano capire e poter entrare nel suo contesto letterario che, seppur romanzato, è straordinariamente avvincente e propositivo in quanto anela di scoprire lo storico arcano, e nel contempo auspica una vita migliore per le generazioni a venire.

 

Nella foto, Michele Paolino, Line Danielsen, Andrea Bolfi e Ernesto Bodini

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