Dalle Nazioni Unite arriva l’allarme per il Congo

Ogni anno si celebrano parecchie “giornate della memoria” per non dimenticare i grandi drammi che hanno funestato la storia dell’umanità; ogni anno si organizzano ancor più numerose manifestazioni e raccolte fondi per fronteggiare catastrofi e calamità naturali che, da un giorno all’altro, mettono in ginocchio intere popolazioni: tutto sacrosanto. Peccato che ci siano anche tragedie più silenziose, che si consumano nel corso degli anni – se non addirittura dei decenni – senza che si spenda una parola per lungo tempo.

Ecco perché, in occasione della pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite sui crimini perpetrati nella Repubblica Democratica del Congo tra il 1993 e il 2003, sembra doveroso prestare solo un attimo di attenzione alla storia recente dell’ex-colonia belga, teatro di una delle guerre più atroci del nostro secolo – la c.d. “guerra mondiale africana” – con un tragico bilancio di oltre 5,4 milioni di morti dal 1993 ad oggi.

Il dato più triste – che oggi desta l’allarme delle Istituzioni – è che le violenze siano continuate impunite anche dopo la fine del conflitto: precisa il rapporto dell’UNHCR che almeno 21 gruppi armati e gli eserciti nazionali di 8 Paesi hanno tentato di imporsi con ogni sorta di violenza e, in particolare, con un sistematico ricorso alle aggressioni sessuali; dall’inizio della guerra, oltre 200.000 donne sono state violentate, tanto che si stima che il 55% degli stupri al mondo avvengano nel Congo orientale.

Spiegano gli esperti che, di questo passo, le nuove generazioni che verranno non avranno conosciuto nient’altro che la violenza e questo comprometterà inevitabilmente le possibilità che il Paese raggiunga una pace duratura.

In attesa che si concretizzino le molteplici proposte di intervento – tribunali, commissioni, forze di sicurezza e programmi di sostegno alle vittime – queste righe vogliono essere soltanto un contributo simbolico: per non dimenticare.

Silvia Onnis

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