CONTINUA IL “RITO LAICO” AL MAURIZIANO DI TORINO. OLTRE ALLA POSA ANCHE UNA POESIA DEDICATA AD UN ULIVO

La posa dell'ulivo nel 2020

Una iniziativa di carattere culturale e umanitario attraverso la posa e la crescita di un ulivo. Ad imperitura memoria dell’evento Covid.

di Ernesto Bodini *

Nei momenti di sofferenza in cui la popolazione è tutta coinvolta, direttamente o indirettamente, ogni iniziativa volta ad attenuare un dramma come la malattia non può che essere un toccasana. Ed ciò che l’Azienda Ospedaliera Universitaria Mauriziano di Torino, impegnata come tanti altri ospedali in questo periodo di pandemia, per il terzo anno consecutivo ha voluto perseguire nel progetto denominato “Giardino parlante: raccontare la cura” in memoria dei deceduti del periodo Covid, facendo crescere un ulivo  (donato nel 2020 dalla Facoltà di Agraria di Torino) al centro del giardino dell’ospedale. La toccante cerimonia del rito (lunedì 4 luglio), ossia ciascuno dei presenti ha innaffiato la pianta, contribuendo a renderla forte e duratura nel tempo affinché nessuno abbia a dimenticare ciò che il Covid-19 ha causato, ma anche quanto è stato fatto dai molti operatori sanitari che, con particolare dedizione, hanno dato il meglio di sé compreso il conforto ai famigliari dei ricoverati e ai pazienti che non ce l’hanno fatta. «Ma oltre a questo rituale – ha ricordato il direttore generale del Mauriziano, dott. Maurizio Dall’Acqua, coadiuvato dal direttore sanitario dott.ssa Maria Carmen Azzolina – lo spazio del giardino si presterà ad ospitare ulteriori manifestazioni, non solo ludiche ma anche culturali come esposizioni d’arte, intrattenimenti musicali e teatrali, etc. Una sorta di estesa convivialità alla quale potrà partecipare il pubblico su “sollecitazione” organizzativa della locale Circoscrizione. Raccontare la cura diventa così uno spazio permanente per tutti, dove tutti possono offrire il proprio contributo sentimentale e partecipativo, per un dialogo comune affinché non abbia mai a spegnarsi la voce della solidarietà». Un input che è pure sostenuto dalle scuole, come finora è avvenuto dagli allievi dell’Istituto Pacchiotti, esempio di crescita civile e responsabile perché anch’essi avranno il compito di annaffiare quell’ulivo simbolo di continuità di vita e… speranza. Speranza perché l’ospedale non è soltanto luogo dove si muore, ma soprattutto dove si nasce, ci si ammala e spesso si guarisce. Durante la cerimonia sono state lette alcune poesie dagli allievi dell’Istituto Pacchiotti, con il contributo della improvvisata “cantante” infermiera Francesca, richiamando la preziosità della vita, e i sentimenti dell’amore e della solidarietà specie in contesti come quello attuale. Personalmente, anzitempo, ho voluto contribuire inviando all’organizzazione del Progetto (coordinata dall’infermiere Pino Fiumanò) alcuni versi che qui ho il piacere di riprodurre integralmente.

Una pianta che onora e tutela

La delicata posa di un piccolo seme/ abbiamo visto in fertile terreno,/ a voler dare continuità a ciò/ che era e ora vuol vivere./ È dovere di ognuno curarlo nel tempo/ con costanza a imperitura memoria./ Oggi è una pianta d’Ulivo al centro di/ un verde Giardino che racconta e cura,/ a indelebile ricordo di chi ha sofferto/ e non ce l’ha fatta per intraprendere/ quel lungo viaggio senza ritorno./ Il nobile emblema qui oggi osserviamo/ per rendere ulteriore merito a chi ha lottato/ con determinazione e sacrificio,/ vestendo panni e sudori senza sosta/ in un muto silenzio a conforto di tutti/ in stretta simbiosi con i restanti affetti./ Questo Ulivo che il sole illumina e riscalda/ sia foriero di ritrovata serenità,/ sia pur al centro di un nosocomio/ autorevole sede di cura e salute./ Vengano dunque giorni migliori/ affinché l’Ulivo che sempre cresce soffochi/ morte e malattia e non abbiano a prevalere.

*(giornalista e critico d’arte)

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