Chi sono gli “Indignados”? La parola ad un esponente italo-spagnolo

E’ trascorsa ormai una settimana dalla manifestazione del 15 Ottobre che ha visto protagonisti gli “Indignados”, ma i media continuano a tartassare la popolazione di servizi che rigurdano soprattutto i risvolti negativi su ciò che è successo a Roma. Per fare luce, ulteriormente, su ciò che in realtà ha rappresentato questo evento anche nel resto dell’Europa e del mondo abbiamo voluto intervistare un giovane italiano che vive in Spagna da diverso tempo e che ha partecipato all’evento degli Indignados a Barcelona, Antonio Marco Greco.

Antonio, tu fai parte degli “Indignados” spagnoli?

Mi viene da sorridere perche’ prima o poi deve succedere che ti classifichino. Ti posso dire che non faccio parte di nessuna struttura militante. Ci ho provato qualche anno fa ma non la vestivo bene. Questo tipo di strutture mi spogliano dell’energia che posseggo, sarà che passano il loro tempo a ripensare alle amarezze dei loro insuccessi politici. Confluisco momentaneamente e m’interessano la passione politica, le proposte organizzative ed il linguaggio del Movimento del 15M, ma se in futuro questo Movimento sarà usurato dall’impotenza e preserverà il suo malessere per esistere mi vedrete da un’altra parte. Sono fatto cosi, non mi piace vivere in una passività infelice.     

Quali sono gli obiettivi di questo gruppo di manifestanti?

E’ difficile contare i raggi di una ruota di bicicletta quando pedali. Non saprei risponderti, posso dirti che gli obiettivi di cui parli sono per il momento solo dei fari nella notte, il loro processo di fissazione è di tipo partecipativo e radicalmente assembleare e quindi ha bisogno di tempo per maturare. Non mi va di scambiar lucciole per lanterne facendoti un chiaro e cristallino elenco puntato.  Ti posso parlare se vuoi di come si autopercepiscono, del posizionamento politico del movimiento e di ciò che han fatto fin ora. Gli Indignados hanno generato una piattaforma di coordinamento di gruppi e cittadini chiamata Democracia real Ya (Democrazia reale adesso), sotto lo slogan no somos mercancía en manos de políticos y banqueros (non siamo merce in mano di politici e banchieri), migliaia di persone il 15 maggio sono scese in piazza per esigere una democrazia più partecipativa, per opporsi alla corruzione del sistema politico e mostrare un netto rifiuto ai tagli sociali che si stanno imponendo. Dopo il successo di questa prima manifestazione, son sorti diversi movimenti. Si son montate acampadas (accampamenti) in tutto lo stato seguendo l’esempio dell’occupazione della Piazza Tahrir al Cairo. Sono nate assemblee popolari, dove i cittadini hanno sviluppato strumenti ed obiettivi mediante un processo di decisione orizzontale. Il resto è per lo più noto ai più, il Movimiento del 15M adesso ha passato le frontiere, suggerendo azioni in numerose citta’ del mondo. Si è evitato accuratamente di approcciarsi a partiti politici e sindacati, questo per evitare che quest’ultimi potessero avvantaggiarsi a fini elettorali del diffuso sentimento antisistema ed includerlo per l’ennesima volta nelle pratiche elettorali della democrazia rappresentativa.  Questa è una differenza non irrilevante rispetto al nostro movimiento anticrisi dove le sigle sindacali  e politiche hanno fatto bella vista nella manifestazione del 15 0ttobre italiano.

Come si è svolta la manifestazione a Barcelona?

Si è svolta così come era stata pensata, sicuramente con una affluenza brutale di gente. Le 250.000 persone hanno sfilato insieme fino ad un certo punto, poi il corteo si è diviso in tre tronconi che si son diretti verso altri punti della città. Uno verso l’Hospital del Mar, un altro si è unito agli studenti chiusi dentro la facoltà di Storia ed un altro verso un altro distretto della città (Nou Barris). I momenti di tensione qui si son vissuti soprattutto nel mese di Giugno, quella del 15-0ttobre è stata più che altro un’ulteriore manifestazione di vitalità a cui però si son sommati nuovi settori colpiti dai tagli, soprattutto del settore sanitario. Interessanti i paragoni  tra Indignados e movimiento anticrisi italiano, se ne possono leggere tanti in rete. Personalmente ritengo che l’Italia ha una conflittualità sociale meno gestibile, delle condizioni storiche e materiali di partenza che ci fanno instabili nel momento di organizzare il dissenso.

Cosa pensi di ciò che è accaduto a Roma ?

Abbiam visto che gli assaltanti non hanno ascoltato nessuno, neppure i fratelli maggiori. Sembrerebbe che questi gesti non formulino nessuna rivendicazione in concreto, nessun messaggio eccetto la minaccia. Ma bisogna esser ciechi per non capire che questi attacchi anonimi e distruzioni sono principalmente politici. Se ricorderete, era il Dicembre del 2005, Parigi aveva ricevuto il battesimo del fuoco con la rivolta della banlieu; anche allora le fumate nere delle automobili bruciate si mischiavano con lo stridere delle sirene, anche allora si elaborò un discorso analogo a quello che noi stiamo vivendo in questi giorni. Il racconto mediatico del sobborgo violento che attacca la repubblica e le istituzioni, racconto a cui non manca efficacia ma a cui manca verità. Ci e’ piaciuto non saper nulla di una certa galassia di giovani e di movimenti autonomi per 30 anni? Bene eccoli qui! Questo è il loro certificato di presenza. Troppo facile pensarli come una marmaglia stordita da ideali assurdi, stolti e bellicosi, senza nessun piano d’insieme e nessuna fiducia reciproca. Questi gesti hanno già attirato, basta sfogliare i giornali da destra a sinistra, la scomunica categorica della comunità, i maggiori castighi, il disonore automatico e la vergogna inespiabile. Questi ragazzi non sono dei  neri predators provenienti da una società aliena per spaccare e spaventare le vecchiette. Questo passare la spugna sugli smarriti spaccavetrine senza nessuno sfrorzo di analisi politica o di comprensione è un monito severo a tutti gli sventurati di doversene stare al loro posto, nella loro casta, tranquilli, mansi come vacche indù. Ed i moniti che liquidano  non vengono certo solo dalle istituzioni,  vengono soprattutto dai soliti noti, da certe cariatidi della sinistra radicale che cavalcano le proteste popolari da 20 anni scoraggiando con le loro belle bandiere la partecipazione di tutti.

Alcuni dicono che manifestanti come voi predicano bene e razzolano male. Predicano la pace e poi fanno la guerra. Cosa ne pensi di ciò?

Forse, ma chi può prevedere prima d’entrare davvero in guerra, tutto quel che contiene la sporca anima eroica e fannullona degli uomini? Se loro ci riescono sono dei fortunati. La manifestazione mondiale del 15 Ottobre è stata convocata dagli indignados spagnoli utilizzando lo slogan People of the world, Rise up (popoli del mondo solleviamoci), adesso con queste parole quale sano di mente poteva pensare che sarebbe stata come una festa del primo maggio, che credevamo di cantare Rino Gaetano a piazza San Giovanni? Non eravamo forse tutti euforici quando questa primavera  i giovani egiziani hanno preso la piazza? Che crediamo che lì pietre non ne sono state lanciate? Veramente pensiamo che hanno rovesciato il tiranno dai denti affilati e dal ventre molle con il Corano alla mano? E poi che cosa sono questi giudizi a geometria variabile per cui le pietre vanno bene lanciate al Cairo o ad Atene e non da noi? I nostri politici non sono all’altezza della situazione. Nel suo silenzio e nella sua disgregazione la popolazione, sembra infinitamente più adulta di questi pupazzi che bisticciano per governare la Repubblica. Ho sentito i romani e le loro parole, la loro analisi è a parer mio più saggia di qualsiasi dichiarazione dei nostri dirigenti. 

Siamo agli albori di una guerra civile secondo te?  

Non credo, una guerra civile presuppone condizioni materiali diverse e comporta dei bandi contrapposti con un linguaggio fortemente strutturato tale da rinvigorire continuamente lo scontro. Siamo invece agli albori della demonizzazione dei movimenti da parte dei partiti repubblichini. Divieti di manifestazione, arresti preventivi, irruzioni in centri sociali diventeranno routine. Per non parlare poi di quello che subirà il Movimento No TAV in Val di Susa. Dubito che nel breve periodo ci sia una soluzione sociale alla situazione presente.  In primo luogo perchè l’aggregato di istituzioni e di bolle individuali che denominiamo società non ha consistenza, è quasi del tutto evaporata; e poi perche’ accettiamo ancora troppe cose. Accettiamo l’esclusione sociale dei deboli perchè crediamo che il carico che può assumere la società ha i suoi limiti. Accettiamo che vengano buttate  tonnellate di cibo per non far crollare gli indici di borsa. Accettiamo che sia illegale mettere fine alla nostra stessa vita mentre è tollerato morire lentamente ingerendo sostanze tossiche autorizzate dai governi. Accettiamo che si faccia la guerra per far regnare la pace e che la voce di spesa dello stato sia quella destinata alla difesa. Accettiamo che l’idea di felicità si riduca alla comodità,  l’amore  al sesso, la liberta’ alla soddisfazione dei desideri. Accettiamo  le notizie negative del mondo per vedere quanto la nostra situazione sia normale e quanta fortuna abbiamo ad essere nati qui. Accettiamo che esistano solo due possibilità in natura: cacciare ed essere cacciato, e se siamo dotati di una coscienza e di un linguaggio certamente non è per scappare da questa dualità  ma per raccontarci perchè agiamo in questo modo tanto idiota e irrazionale. Accettiamo che la natura dedichi milioni di anni per creare un essere umano il cui unico passatempo storico è la distruzione della sua stessa specie. Basta non volevo tirarla così per le lunghe, mi fermo. 

Cosa si sente di dire al popolo del mondo sulla vita, la salute…?

Sembra una domanda fatta sottovoce per i quei cari amici della notte di marzulliana memoria. Non saprei cara Giusy. Non ho il convincimento di poter consolare tanta gente con la verità,  ma non mi piace neppure far la parte di quello che non ha niente da dire o da pretendere. Ho sotto mano in questi giorni un libro di Celine, che fu anche un coraggioso soldato francese durante la prima guerra mondiale, finchè non gli spaccarono il cranio. Non riuscì più a dormire e sentiva dei rumori nella testa. Diventò  medico, di giorno curava la povera gente e di notte scriveva romanzi grotteschi. Mi ha fatto pensare che l’arte di vivere non è possibile senza una danza con la morte o per lo meno con la prospettiva di perder la salute. Penso fermamente che non è mai troppo tardi per rinunciare ai nostri pregiudizi.  Sai quante volte pensavamo fosse una nube pronta a dare acqua vivificatrice per i campi ed invece era solo fumo?

E l’amore?

Come abitante della terra devo credere a tutto quello che dicono i calendari e gli orologi ma è solo una nostra illusione di terrestri credere che a un momento ne segue un altro, e che quando un istante è passato sia passato per sempre.  Nella tradizione buddista si utilizza la metafora della Rete di Indra per mostrare la intima ed inesauribile interdipendenza di ognuno degli elementi dell’universo. E’ una rete meravigliosa che si estende infinitamente in tutte le direzioni, ed in ognuno dei suoi infiniti nodi vi è un cristallo splendente. Se guardiamo attentamente ognuno di questi cristalli, scopriremo che nella sua superfice si riflettono tutti gli altri cristalli della rete, ed in ogni cristallo riflesso è il riflesso di tutti gli altri cristalli che si riflettono in maniera infinita. Non so se ti ho risposto ma questo mi riscalda.

Giusy Chiello

Redattore Capo

giusy.chiello@ilmiogiornale.org

Foto della manifestazione del 15 Ottobre a Barcelona

2 thoughts on “Chi sono gli “Indignados”? La parola ad un esponente italo-spagnolo

  1. Belle risposte, anche se mi dispiace che le frange estreme a Roma abbiano fatto danni materiali a persone da considerare deboli, se non poveri …

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