C’era una volta l’HPress che informava con impegno e professionalità

vento sociale

di Ernesto Bodini
(giornalista e opinionista)

hpressOltre vent’anni fa, e precisamente l’11 maggio 1995, dal palcoscenico milanese dell’informazione nasceva “HPress”, la prima agenzia giornalistica internazionale formata da redattori disabili. Un evento editoriale che ha subito trovato riscontri in fatto di collaborazione il cui spirito propositivo verteva sul fatto che se per scrivere servono soprattutto intelligenza e curiosità, capacità di sintesi e di espressione per raccontare problemi e storie vere, ben vengano professionisti (sia pur in erba) come i “diversamente capaci”, che sanno raccontarle proprio con la professionalità e la trasparenza che li contraddistingue. L’agenzia giornalistica, in versione cartacea (a cadenza mensile), era formata da 60 redattori (tra i quali anche chi scrive in quanto già iscritto all’Albo dei Pubblicisti) tutti disabili fisici e psicofisici guidati dal pubblicista e fondatore della rivista, Bruno Ferrario. Alla presentazione ufficiale l’allora sindaco di Milano, Marco Formentini affermò: «È una iniziativa di grande importanza che può favorire un forte impulso all’attività giornalistica, in grado di prendere visione tutti i problemi in ambito sociale, scritti con la sensibilità di chi vive una certa situazione. C’è sempre più sensibilità per i problemi che investono la società, come quello dell’handicap, ma è necessario continuare a far sapere e fare in modo che il nostro Paese possa essere alla pari con il resto dell’Europa. A mio avviso si tratta di un fatto culturale essenziale destinato a progredire e ad arricchirsi, proprio attraverso il recupero di energie, talenti e capacità e, in tal senso, l’Hpress potrà dare un sensibile contributo». Svariati gli argomenti trattati dai redattori come tutto ciò che ruotava attorno al pianeta handicap e gravitava nel sociale: lavoro, pensioni, costume, cultura, emarginazione, sport, burocrazia, etc.; tematiche che gli stessi autori scrivevano per Hpress e anche per il mensile “Vento Sociale” (diretto da Mario Zamboni) che ne ha proseguito le pubblicazioni passando poi dal cartaceo alla versione online; un impegno editoriale che ha “determinato” e “determina” la qualità del prodotto e dei collaboratori, garantendo un’informazione puntuale e precisa, senza condizionamenti e libero da ogni forma di  pregiudizio. A conforto di queste considerazioni l’allora presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Franco Abruzzo ha precisato: «Non è vero che queste notizie non fanno vendere, in quanto non bisogna guardare alle notizie che fanno vendere, allo scandalismo facile. C’é una realtà che riguarda nove milioni di italiani; una realtà che i giornali devono affrontare per essere credibili!». Una credibilità che i giornalisti di Hpress, prima, e di Vento Sociale, poi, hanno saputo garantire a tutti i loro lettori.

Molte le inchieste e gli approfondimenti nel corso degli anni. Personalmente ricordo di aver dedicato ampi spazi alle barriere architettoniche, ai lavori per la 41° Assemblea dell’Atlantico del Nord, agli importanti aspetti psicologici della Sclerosi Multipla, al diritto al lavoro e collocamento obbligatorio per le persone disabili, ai problemi dell’umanizzazione nelle carceri; una inchiesta sul tema amianto; ma anche ai profili biografici dedicati alle nobili figure ed opere di Don Carlo Gnocchi, e del dottor Albert Schweitzer.

vento socialeAltri colleghi hanno preso in considerazione temi quali l’usura, lo sport nelle varie discipline, l’informatica “pro disabili”, l’alimentazione, solidarietà e beneficienza, un particolare approfondimento sul rispetto della diversità, arte e musicoterapia, il lavoro minorile e l’universo della senilità. Altri autori hanno affrontato temi “scottanti” come quello dei falsi invalidi, del volontariato e dell’associazionismo tout court, il linguaggio dei segni con chiaro riferimento ai sordi e ipoudenti, al più “sottile” concetto della diversità, e più in generale i vari aspetti di salute e benessere, la gioventù con le loro implicazioni esistenziali, la riforma delle pensioni, l’eterno ed intricato capitolo delle tasse, come pure le problematiche della vita in condominio, il rapporto con la televisione come mezzo di “svago” e di comunicazione, la scuola e l’istruzione e il non meno delicato tema delle adozioni. Numerose le recensioni letterarie ed artistiche, come pure quelle dedicate alle inchieste e alle storie di esperienze vissute quali disabili nei più diversi contesti sociali. Questo panorama editoriale, unico nel suo genere, sia pur considerando le molteplici proposte giornalistiche relative alle rispettive Associazioni di disabili di riferimento, meriterebbe essere imitato ed incrementato poiché l’apporto dell’informazione a firma di redattori disabili (giornalisti e non), ritengo abbia altrettanto titolo per dar voce non solo al loro “esistere”, ma soprattutto come contributo a quel pluralismo della comunicazione (non politicizzata) che nel nostro Paese è tuttora carente. Una carenza, a mio dire, che penalizza il bisogno di sapere che anche i cosiddetti “diversamente abili” sono invece al pari di tutti, giornalisti “normodotati” compresi. Del resto le persone che riescono in questo mondo, come sosteneva G.B. Shaw, sono quelle che vanno alla ricerca delle condizioni che desiderano, e se non le trovano le creano. Come i redattori di Hpress e di Vento Sociale hanno dimostrato.

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