Cavallo morto a Palermo, sit-in contro le zoomafie
“Nell’edizione 2008 del vocabolario italiano Zanichelli, lo Zingarelli, è stato inserito tra i neologismi la parola zoomafia, settore della mafia che gestisce attività illegali legate al traffico e allo sfruttamento degli animali”. È questa la denuncia declamata al megafono da LIDA, OIPA, LAV e Verdi Cittadini, sabato 16 aprile a Palermo in occasione del sit-in di protesta nei confronti della vicenda del cavallo morto, in via Ernesto Basile a Palermo, la notte di domenica 27 marzo, durante una corsa clandestina.
Una cinquantina di manifestanti sono partiti a pochi metri dal luogo dell’incidente, vicino la stazione d’Orleans, mostrando uno striscione listato a lutto, ospitante lo slogan “Corsa Clandestina, Vergogna Cittadina”, e dopo un breve percorso in centro città, sono tornati sul luogo dell’incidente, proprio sotto il pensionato degli studenti universitari Santi Romano.
Scossi dalla crudezza dell’avvenimento (pare che un calesse clandestino si sia rotto durante la corsa e un detrito abbia ferito il collo del cavallo che, agonizzante per strada, sia stato infine sgozzato con un taglio da macellaio professionista e abbandonato sul marciapiede per due giorni), i manifestanti hanno voluto far luce su una filiera criminale che continua ad auto-alimentarsi senza interventi da parte delle istituzioni.
La crisi economica, infatti, ha colpito anche gli ippodromi, e non è complicato comprare un cavallo per poche centinaia di euro e sistemarlo in una delle numerose stalle abusive del centro città, invero ex magazzini e box attrezzati alla buona. Da qui, infatti, parte l’uso criminale degli animali da parte di alcune bande cittadine che organizzano corse clandestine, avvisando via sms gli eventuali scommettitori.
Non è per nulla infrequente, in Via Ernesto Basile o in Viale Regione Siciliana, imbattersi in automobili disposte trasversalmente all’asse stradale o in sciami di motorini che occludono il traffico, per permettere ai calessi di avere asfalto libero. I controlli e il presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine dovrebbero risultare, dunque, tutt’altro che impossibili, e appare anzi di vitale importanza per colpire la sicura attività lucrativa delle cosche.
Andrea Anastasi