BREVI RIFLESSIONI SU EVENTI FUNESTI ORMAI QUASI QUOTIDIANI

Più determinazione ed estensione nel valutare soluzioni preventive.

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore delle tematiche sociali)

È sempre più un “rituale” indire commemorazioni ad ogni evento funesto che abbia avuto per vittime cittadini comuni o lavoratori durante le loro funzioni. In quest’ultimo caso trattasi soprattutto di personale medico o infermieristico preso di mira da pazienti o loro famigliari, solitamente per “rivendicare” una mancata diagnosi appropriata o, peggio ancora, una terapia che non ha sortito l’effetto sperato; per non parlare poi dell’atto invadente per non voler attendere il proprio turno. Quindi, di conseguenza, a seguito dei misfatti (gravi o meno gravi) si intende sensibilizzare l’opinione pubblica e tutte le Istituzioni preposte, politici in testa, affinché si predispongano provvedimenti ai fini della prevenzione. Ma ormai questi eventi lesivi al personale sanitario cominciano ad essere troppi, e ancora non si è addivenuti ad azioni preventive e/o repressive in modo concreto. Ma la domanda è la seguente: quanti casi devono ancora avvenire prima di veder attuato un concreto programma a tutela della incolumità di chi è preposto a curarci, e magari anche a salvarci la vita? Ma tutti noi, stiamo tutelando la loro, e comunque quando, e come? In attesa, le fiaccolate e i balconi istituzionali listati a lutto si ripetono ogni volta, con commenti e magari anche qualche imprecazione (più che appropriata), ma che a mio avviso a ben poco servono. Tuttavia, non si vuole sminuire tali iniziative popolari, ma sarebbe ben più utile chiedere suggerimenti anche a persone comuni per ottenere qualche idea “più illuminata” per una più immediata soluzione al problema in questione. A questo proposito, quando ero molto giovane qualcuno mi disse: a volte anche una persona di modesti mezzi culturali e di istruzione può suggerire, con candida spontaneità, quello che nessun titolato o figura preposta avrebbe mai pensato! Dunque, si voglia riesaminare questa realtà partendo con una serie di incontri periodici culturali, cercando di essere più vicini alla gente in modo semplice, farla parlare, ascoltarla e recepire quanto di meglio ed utile possa dire. E se alcuni “autori” di atti inconsulti sono affetti da turbe psichiche, sia dia loro la massima priorità dell’attenzione, di interventi terapeutici e, se il caso, una più stretta sorveglianza. E, per dirla fino in fondo, il fatto che siano in aumento aggressioni e delitti è un termometro che sta oltrepassando il massimo grado di sopportabilità… e intanto le persone, con o senza camice, muoiono meritando quel cristiano requiem, che poco conforto dà ai superstiti famigliari, colleghi, e tutti noi connazionali. Un’ultima osservazione: si facciano pure leggi “ad hoc” e che siano seguite dalla messa in pratica immediata e costante, senza se e senza ma; diversamente il rischio sarà quello di veder ridimensionarsi ulteriormente il personale sanitario, e la non applicazione concreta di una legge ne è il primo atto responsabile.

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