BREVI CONSIDERAZIONI SUL COMPORTAMENTO UMANO

Illuminati esempi di vita dedicata come quella del dott. Albert Schweitzer, e di pochi altri, non hanno scalfito l’animo di dittatori tanto da sopprimere intere popolazioni.
di Ernesto Bodini (giornalista e biografo)
L’ottusità dell’uomo, o per meglio dire di certi uomini, non ha confini e nemmeno tempi da rispettare, giacché il loro fine è il raggiungimento di quella meta che si chiama potere ad oltranza… Il loro modo di considerare la vita umana va ben oltre il lecito e la razionalità, tanto che annientarla significa raggiungere quella catarsi che non avrebbe paragone alcuno. In tutte le epoche e le culture non sono mai mancati questi protagonisti del male, trovando però il sostegno di accoliti illusi di diventare il pari loro, una garanzia per continuare a ritenersi padroni assoluti della vita altrui. Questo perpetuarsi pare non subire alcun freno nonostante altri protagonisti che si oppongono con azioni di elevato valore umanitario. Fra questi alberga costantemente nei miei pensieri l’esempio del teologo, filosofo e medico filantropo dott. Albert Schweitzer (1875-1965), del quale tanto si è scritto dalla sua nascita a tutt’oggi. Anch’egli ha vissuto in epoca delle due guerre, ma mentre queste creavano morti e tanto altro contro l’umanità, egli ritenne di soccorrere altre popolazioni tra le più povere e diseredate come quella del Gabon, all’epoca colonia francese. Schweitzer comprese che l’amore per il prossimo (il vero fine dell’esistenza, la poetica “escatologia” alla quale portava il mistero della Fede, ben al di là delle questioni filosofiche e teologiche) non poteva avvenire se non sacrificando la propria vita, nel corso della quale trasse l’amara constatazione di vivere “in un periodo di decadenza spirituale” (oggi è ancora peggio), dove la rinuncia a pensare è una dichiarazione di fallimento, ma anche la forza di combattere per far recuperare “dignità all’essere umano”. Ma nonostante questo esempio di estrema considerazione e rispetto dell’uomo e di ogni altra forma di vita, come pure la determinazione di perseguire il progresso nel sapere e nella tecnica, il progresso nella socializzazione dell’uomo, il progresso nella spiritualità, sembra impossibile che oggi, ad inizio inoltrato del XXI secolo, si incontrino eccessive (per non dire assurde) difficoltà ogni qualvolta si intende intraprendere una “buona azione” nei confronti del prossimo. E questo, anche se con più mezzi di trasporto, di comunicazione, di risorse di ogni genere, etc; mentre ai tempi di Schweitzer, il sentimento della solidarietà era l’unico mezzo che consentiva di rispondere concretamente agli appelli del medico alsaziano…, e ciò in presenza di due conflitti mondiali, di problemi etico-filosofici, di legislazioni non progressiste… Da questo fulgido esempio di estrema bontà e rispetto per la vita, è trascorso circa un secolo ed è tuttora disponibile una ricca documentazione a “conforto” di quanto è stato fatto, come pure una sua attestazione che, per quanto datata, ritengo essere altrettanto pertinente con l’attualità. Infatti, in più occasioni ebbe a precisare: «Quello che oggi ci manca è riconoscere che siamo tutti colpevoli gli uni verso gli altri di atti disumani. L’orrenda esperienza collettiva attraverso la quale siamo passati deve scuoterci, perché la nostra volontà e la nostra speranza siano impegnate verso tutto ciò che può portare ad un’epoca in cui non ci siano più guerre. Questa volontà e questa speranza sono possibili solo se, attraverso uno spirito nuovo, raggiungiamo un’intelligenza superiore, che sia in grado di trattenerci da un uso infausto delle energie di cui disponiamo». Ma purtroppo, col passare degli anni, gli esseri umani si sono allontanati sempre di più da quello che dovrebbe essere il “rispetto per la vita” e, dittatori quali Vladimir Putin, come altri suoi medesimi contemporanei (senza contare quanti altri li hanno preceduti nei secoli), hanno condizionato l’umanità disconoscendo ogni forma di etica e, magari, persino il loro stesso Dio! Un’ultima considerazione. Se anziché indire le solite (retoriche ed infruttuose) manifestazioni di piazza, sia esse politiche o più semplicemente popolari, si organizzassero a largo raggio in ogni Paese divulgazioni dell’operato di filantropi, è auspicabile che si crerebbe quello stimolo generalizzato volto alla dissuasione del male.