“Haiku alfabetici” di Mariella Bettarini, edito da “Il ramo e la foglia”

Bettarini
Mariella Bettarini è nata nel 1942 a Firenze. Ha pubblicato più di 30 libri. Ha collaborato a centinaia di riviste letterarie. Della sua poesia si sono occupati anche grandi nomi come Pasolini. È stata anche inserita negli anni Settanta nella famosa antologia “Il pubblico della poesia” a cura di Franco Cordelli e Alfonso Berardinelli. Nel 1973 ha fondato la rivista “Salvo imprevisti”, che più recentemente è diventata “L’area di Broca”. Ricordo che a questa rivista hanno anche collaborato poeti riconosciuti come Rosaria Lo Russo e Attilio Lolini. La Bettarini ha curato anche “Il libro di Alice” della giovanissima poetessa Alice Sturiale, scomparsa prematuramente. Sono state discusse delle tesi di laurea sulla poesia e sull’attività letteraria della Bettarini. Eppure nonostante questi meriti indiscussi la sua ottima poesia, come del resto la migliore poesia italiana, non è conosciuta al cosiddetto grande pubblico (grande solo dal punto di vista numerico). Come sosteneva Sanguineti: “La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina“. Ma veniamo al suo ultimo libro, “Haiku alfabetici”. La poetessa per ognuna delle 26 lettere dell’alfabeto sceglie una parola a cui dedica 5 haiku. Innanzitutto come hanno già notato non si avverte “fatica” né rigidità in questi haiku, ma scioltezza, spontaneità, genuinità. Come si suol dire i grandi autori fanno sembrare semplici anche le cose più difficili. Ma è una semplicità calcolata, frutto di ingegno di alta levatura e di attitudine verbale statisticamente eccezionale. Inoltre da queste poesie si vede anche la grande passione per il linguaggio e per l’arte. Come l’autrice scrive in un haiku: “Amo parole/ compagne le parole/ o voi – parole”. Non solo da quest’opera si intuisce perfettamente che la poetessa non solo è nel mondo, come intendeva Heidegger, ma sa anche stare al mondo, come si intende noi toscani. Particolarmente apprezzabile ed esauriente anche la postfazione di Annamaria Vanalesti, che approfondisce le tematiche di questa raccolta.
Alcuni poeti italiani scelgono di scrivere haiku per raggiungere una maggiore impersonalità nella loro poesia. E tutto ciò è davvero apprezzabile: è un modo per ridurre l’io in modo non avanguardistico e l’haiku diventa uno strumento efficace per non finire nelle sabbie mobili delle proprie fisime interiori. Bettarini invece sceglie una strada diversa e originale. Certamente la poetessa aveva già scritto haiku (si veda il suo libro “A parole= in immagini”) e in questo senso si intuisce la continuità e certamente anche Valentino Zeichen aveva scritto haiku ma più irregolari, più ironici, più aforistici, ma questi haiku recenti della Bettarini riescono a coniugare felicemente tradizione e innovazione, ovvero rispetto delle regole metriche e danno un nuovo apporto per quanto riguarda i nuclei tematici: due cose che ne fanno una raccolta poetica davvero pregevole. Non solo ma la poetessa ha la rara qualità di saper impastare oggettività e sintesi tipiche dell’haiku con la soggettività, espressa da interrogativi e verità a cui è approdata personalmente, giungendo a un felice connubio di perizia metrica, (i suoi sono veri haiku e non dei pseudohaiku come molti dilettanti allo sbaraglio), rigore stilistico e saggezza. Inoltre esiste un dibattito da anni nella comunità poetica. Molti si chiedono se la poesia possa essere aforistica. Alcuni dicono di no perché la poesia è “corrispondenze” e non deve cercare leggi generali, che possono essere trovate solo dalle scienze umane. Altri invece si rifanno alle clausole finali ad alto spessore gnomico degli Shorts di Auden, dell’ultimo Montale, di Nelo Risi, agli aforismi in versi di Alda Merini. Bettarini taglia la testa al toro e scrive questi haiku che non descrivono solo la bellezza della natura ma hanno una valenza esistenziale, etica (si veda “Bene”), metafisica, a tratti politica nel senso più nobile del termine (si veda “Xenophilia”). La poetessa conferma talento sia nell’ideazione della gestalt globale, nell’architettura macrotestuale che nell’espressione lirica, nella realizzazione della singola poesia. Consiglio vivamente di leggere questo libro che non è una concione; si legge senza affaticarsi troppo, ma che fa riflettere e che è un piccolo vademecum per orientarsi in quest’Italia di questi anni difficili: un’opera leggera (nell’accezione migliore) e al contempo profonda, che fa pensare e ci dice qualcosa di nuovo su questo vecchio crazy world. Ecco alcuni haiku:
G › Gioia
Che cos’è gioia?
Misterioso pensiero
gioia – sì gioia
——-
Gioire come?
Condividere gioia
è maggior gioia
—–
Eppure gioia
è solitaria speme
solinga gioia
—–
Viva la gioia
gioia non solitaria
sì – condivisa
——
Dunque che cosa?
Gioia contraddittoria
sempre gioiosa
——-
Q › Quando
Quando son nata
(or son sette decenni)
c’era la guerra
—–
Quando crescevo
ancora vidi buio
fuori ed in casa
—–
Quando potei
vidi – scrissi una pace
pace cercando
—–
Quando ancor crebbi
(eran passati anni)
vennero amori
—–
Quando avverrà
quando verrà l’addio
ancora pace