ASSURDITÀ, INCONGRUENZE E INADEMPIENZE DA PARTE DELLO STATO

L’obiettività e la razionalità ci dicono che reggere le sorti di un Paese richiede non necessariamente un ideale politico, ma più semplicemente il perseguimento di un fine umanitario quale bene comune… senza condizioni

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

È dal 1948 che si va ripetendo che determinati diritti sono garantiti dalla Costituzione e, contestualmente, che essi come tutte le leggi emanate dallo Stato vanno rispettati e fatti rispettare da tutti. Concetti ripresi da chiunque e in particolare dai presidenti della Repubblica che si sono succeduti nel corso degli anni, soprattutto da quello attuale… che sta terminando il suo settennato. A mio dire il nostro Paese che si proclama democratico da oltre 70 anni ha sempre dimostrato, attraverso i suoi esponenti al potere (chi prima e chi dopo) determinate incoerenze, a cominciare dalla non applicazione pragmatica di alcuni articoli della Costituzione. Si prenda ad esempio il diritto al lavoro, sul quale la Costituzione stessa è fondata: in concreto (periodi di crisi a parte) persiste una pletora di disoccupati, di precari e licenziamenti…; inoltre, persistono notevoli lacune per quanto riguarda la collocazione obbligatoria dei disabili, e ciò, nonostante la Legge n. 482 del 1968, prima, e la legge n. 68 del 1999 attualmente in vigore. Volendo estendere il mio disappunto su tali incongruenze-inadempienze, in tema di salute la realtà è altrettanto criticabile perché, anche a causa della Riforma del Titolo V della Costituzione, ci sono Regioni meno virtuose e quindi meno garantiste per il cittadino: non per nulla al sud l’età media della popolazione è inferiore a quella del nord, e ci si ammala più facilmente… Quindi, i nostri antenati che tanto hanno lottato e hanno sacrificato la loro vita per rendere una Italia libera e unita, oggi si rivolterebbero nella tomba e sicuramente, a mio avviso, rinnegherebbero la loro dedizione patriottica… Ora, che presidenti della Repubblica e ministri vari continuino a decantare la Carta costituzionale è un vero e proprio insulto ai cittadini, compreso a chi scrive, anche per il fatto che a rigor di logica non si stilano emendamenti di una certa rilevanza per non riuscire a concretizzarli e, a questo riguardo, la storia è sempre maestra attraverso i pronostici chi chi l’ha fatta come il cardinale Armand-Jean duca di Richelieu (1585-1642) il quale sosteneva: «Promulgare una legge e non farla rispettare è come autorizzare la cosa che si vuole proibire». Una sorta di sentenza che perseguita anche noi italiani e che la Costituzione “non contempla”, mentre ben si bea di annoverare tra i suoi annali “eroi” da encomiare con pubbliche onorificenze e riconoscimenti vari: almeno una trentina ogni anno. Di tutti costoro, sarebbe curioso sapere quante ingiustizie hanno subìto nel corso della loro esistenza e, poiché siamo tutti vittime della burocrazia, c’è da scommetterci che non ne sono stati e non ne sono privi… ma l’onorificenza non l’hanno rifiutata (sic!). Ecco, dunque, un’Italia di pura facciata: ricorrenze da onorare, strette di mano e sorrisi da elargire, bei discorsi da fare degni di platealità e tanto altra assurda retorica ancora; ma intanto, molti lavoratori muoiono quasi ogni giorno sul posto di lavoro, molti sono i delitti contro la persona e il patrimonio, altrettanti gli anziani lasciati soli, molti i poveri in balia se stessi e alle intemperie, molti i detenuti innocenti, infiniti gli episodi di corruzione e di evasione fiscale, quotidiane le truffe ad opera di residenti italiani ed extra comunitari, e altrettanti i casi di infedeltà dei dipendenti della Pubblica Amministrazione. È pur vero che l’uomo non è perfetto e quindi “peccatore”, ma è altrettanto vero che quello più saggio e razionale, specie se deputato a reggere le sorti di un Paese, ha il dovere e la responsabilità di prevenire gli eventi avversi e di intervenire con tempestività e determinazione su ogni possibile lesione alla collettività: non solo per reprimere ma anche per prevenire! Quindi, si tratterebbe di una buona conduzione politica e, se tale deve essere, occorrono persone competenti, integerrime e risolute e, come sono solito ribadire, anche dotate di indole filantropica… diversamente sprofonderemo sempre più nel baratro, penalizzando ulteriormente le nuove generazioni.

È trascorso oltre un secolo e mezzo dalla proclamazione dell’Unità d’Italia e ad ogni ricorrenza non si è mancato di ricordarlo, soprattutto nel primo centenario (1961) con manifestazioni pompose, alle quali hanno partecipato le Autorità di riferimento e qualche curioso… nostalgico; oltre a dare censo all’evento con qualche pubblicazione ma, in buona sostanza, nulla è cambiato  se non in peggio. Quindi, a cosa serve “bearsi” con tali iniziative se il popolo langue per un verso e per l’altro? Personalmente, pur avendo intenti nobili (ma non per questo sono esente da difetti e debolezze, come tutti) non mi sognerei mai di ricoprire una carica pubblica con le responsabilità che ne conseguono! Anarchia “politico-istituzionale”? Niente affatto, anzi, senso di onestà intellettuale proprio come sosteneva il filosofo e poeta statunitense Ralph Waldo Emerson (1803-1882 nella foto): «Essere se stessi in un mondo che cerca continuamente di cambiarti è la più grande delle conquiste».

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