Ascolti tv: Rai Uno in confusione nell’access prime time

In ambito televisivo, la prima serata è la fascia oraria preferita dai telespettatori italiani.

I grandi numeri di audience si fanno principalmente qui, in termini di quantità di spettatori o di share percentuale, con gli inserzionisti pronti a proporre colossali investimenti pubblicitari e studiatissime campagne pubblicitarie.

Per un’emittente che voglia sconfiggere la concorrenza nel prime time, è importantissimo curare la programmazione televisiva che precede la prima serata, ovvero i programmi che occupano la fascia pre-serale (subito prima dei telegiornali) e l’access prime time (dopo i telegiornali). Rymond Williams, raffinato sociologo di statura europea che oggi si studia all’università come ispiratore di cultural studies, già negli anni Ottanta parlava di “flusso televisivo costituito dai programmi e dall’effettiva successione di frammenti interni ai programmi o frapposti tra l’uno e l’altro dei programmi”.

Studiando per una settimana (lun 28 marzo – ven 01 aprile 2011) i dati Auditel riguardanti la programmazione pre-serale e access prime time delle reti generaliste Rai Uno e Canale 5 e del piccolo competitor La7, emergono specificità e peculiarità uniche per ciascuna rete, che vale la pena raccontare affinché il servizio pubblico possa riflettere e meglio calibrare la propria offerta televisiva.

La fascia pre-serale è presidiata dai quiz o da format da essi derivati. Scorrendo i dati di ascolto, si evince che L’Eredità, su Rai Uno, sbaraglia la concorrenza quattro giorni su quattro (i dati di martedì 29 marzo non sono stati presi in considerazione perché in onda c’era la partita di calcio della Nazionale). Lunedì 28 marzo, il programma condotto dal rassicurante Carlo Conti, nel momento della “ghigliottina” radunava 5.776.000 telespettatori (share 26,69%). Su Canale 5, Chi vuol essere milionario di Gerry Scotti si arrestava a 3.283.000 t.s. (share 17,55%), mentre l’anti-quiz G’Day di La7 colava a picco: 262.000 t.s. (share 1,27%).

Carlo Conti, dunque, porta ogni sera una autentica ‘eredità’ di telespettatori al classico appuntamento serale col Tg1. Sempre lunedì quest’ultimo, rispetto a L’Eredità, cresceva in telespettatori (6.266.000) ma non in share: dal 26,69% scendeva al 24,89%. Lo strano fenomeno è da ascrivere all’exploit del Tgla7 che, anche senza programmi traino, riuniva da solo 2.639.000 t.s. (10,32)%. Anche il Tg5 faceva meglio del quiz che solitamente lo precede in palinsesto, con 5.182.000 t.s. (20, 53%).

Dopo i telegiornali, il testimone della emittente più seguita passava da Rai Uno a Canale 5 per merito di Striscia La Notizia, che con 7.536.000 t.s. (25,67%) polverizzava la concorrenza.

Il flusso televisivo di Rai Uno e La7, che dopo il Tg serale prevede programmi di approfondimento politico, non premia le due emittenti, che vedono svuotarsi la platea rispettivamente di circa 6 e 4 punti percentuali di share. In particolare, Qui Radio Londra condotto da Giuliano Ferrara, inserito in palinsesto da circa un mese, è un rebus. Nelle scorse settimane Repubblica.it ha evidenziato come, al termine del Tg1, circa un milione di spettatori ogni sera lasci la rete ammiraglia per tornarvi parzialmente durante il gioco a premi Affari Tuoi. Ebbene, i dati auditel da me raccolti confermano tale trend: mercoledì 30 marzo L’Eredità era al 27,27% di share, Tg1 al 24,50%, Qui Radio Londra al 18,80% e Affari Tuoi risaliva al 19,35%. Si tratta di un altalena di ascolti che premia i quiz e non l’approfondimento di Giuliano Ferrara che rimane, per ogni giorno della settimana, il programma più debole del flusso pre-serale di Rai Uno.

Anche su La7, abitualmente, è difficile trattenere gli spettatori del tg. Ma se il TgLa7 di Mentana segnava uno share del 10,43% mercoledì 30 marzo, e del 10,47% giovedì 31 marzo, Otto e Mezzo di Lilli Gruber limitava l’emorragia di audience attestandosi al 7,03% di share mercoledì 30 e 7,41% giovedì 31.

Otto e Mezzo rimane quindi in scia al tg di Mentana, mentre su Rai Uno Qui Radio Londra è nettamente sotto la media del pur malridotto Tg1, che non è certo quello del 30% di share di qualche anno fa.

 

Rai Uno è, dunque, l’unica emittente analizzata ad avere quattro programmi anziché tre nella fasce pre-serali. Qui Radio Londra è una trasmissione clone della concorrenza, presa così com’è dalle reti del ‘biscione’ e portata in tutta fretta nella spazio occupato anni fa da Enzo Biagi. Siamo certi che ciò che andava bene ieri, vada bene oggi? Siamo certi che con il bilancio Rai in rosso e l’obiettivo riguardo l’ascolto medio nelle 24 ore sul target commerciale del 22,5%, clonare un programma vetusto dalla concorrenza rappresenti una scelta editoriale d’avanguardia? E intanto la concorrenza diretta gongola: la curva di Canale 5 cresce dal pre-serale al prime time e, giorno dopo giorno, rimane armonica. Chi vuol essere milionario è sempre intorno al 17% di share, il Tg5 intorno al 19% e Striscia La Notizia sempre oltre il 20%: a mio parere, pur mantenendo le prerogative del servizio pubblico, se c’è una cosa che Rai dovrebbe prendere da Mediaset è la semplicità e razionalità del palinsesto nell’access prime time.

Anastasi Andrea

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