L’angolo di Full: “Travagliati amori”

Travagliati amori

La guardo incartata nel suo abito da sera stellato d’azzurro come un bacio perugina e con dentro gli stessi pensierini scontati. Gli ospiti, intorno, la stanno ascoltando con un orecchio solo, ed io, con un solo pensiero.
Col pollice rovesciato sul bicchiere vuoto, le segnalo che vado a versarmi dell’altro champagne e, dopo un solitario e solenne brindisi, esco dalla sua vita.

Melange mi sta aspettando trepidante nella sua piccola mansarda:
«Eccoti amore! Non vedevo l’ora che arrivassi per parteciparti questa mia ultima poesia che ho voluto dedicare a te e nella quale uso un linguaggio cifrato e allusivo di origine simbolista valorizzandolo con tecniche oniriche di matrice ideologica ed estremizzando certa tendenza alla poesia assoluta esclusivamente lirica e opposta al discorso illogico e surrealistico».
Tormentata artista, Melange parla così, triturando concetti astrusi e ingoiandosi le virgole.

Ascolto la lunga e sofferta declamazione della sua lirica, cadenzando compunti segni d’assenso.
Infine, Melange decide di preparare un’intima cenetta a lume di candela: «Non sono bravissima come cuoca», si schermisce mettendo a cuocere gli spaghetti nella moka da otto tazze.

Col pollice rovesciato sul bicchiere vuoto, le segnalo che vado a versarmi dell’altro tamarindo e, dopo un solitario e solenne brindisi, esco dalla sua vita.

Giusto in tempo per recuperare il mio bacio perugina, a festa finita. La trovo in grembiule da cucina stellato d’azzurro, con appuntati quei suoi pensierini scontati e… oltremodo rassicuranti!
«L’amore è come la luna, se non cresce, cala» mi cinguetta imbronciata, ma con tutte le virgole a posto, mentre toglie le lasagne dal forno.
«Hai ragione cara: L’amore è come la pasta, se non la pappi, scuoce», concordo mettendomi il tovagliolo.

 

Fulvio Musso

 

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