L’angolo di Full: “Pellegrinaggio”

Pellegrinaggio

Ritrovo la vecchia casa col ferro di cavallo inchiodato sull’uscio, le finestre ormai divorate dall’edera. Quella della cucina conserva un sacro cuore infilato nel vetro a ricordarmela piena di santini come un libro da messa.
Il legno di un vecchio palo della luce è rifiorito in un ciuffo stinto di fili elettrici.

Bravi contadini che avevano passato la vita a servire la terra sapendo che un giorno la terra avrebbe servito loro, gli zii.

S’affaccia al cortile un cane vagabondo e s’accuccia a qualche distanza. Chi me lo manda?
Ci studiamo. Ricordo una barretta proteica nel cruscotto dell’auto e vado a prenderla. L’annusa a lungo con sospetto: deve ricordare brutti scherzi. La lecca e infine la ingoia. Dopo un po’ esibisce una corsa a tutta gioia intorno al cortile e viene a sdraiarsi accanto a me. M’ha detto tutto. Se penso che, qualche evo fa, anch’io ero un santo, mi viene da piangere.

Il silenzio di questo cielo rimasto solo di rondini è la cosa che più incombe.

Fulvio Musso

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