L’angolo di Full: “Lunedì”

uomo sdraiato con un ramo in bocca sopra il mondo

uomo sdraiato con un ramo in bocca sopra il mondoLunedì

Per quanto apparisse sdraiata all’ombra delle sue montagne, con una gamba allungata pigramente sul colle San Bartolomeo, la cittadina era tutto un fervore di attività feconde.
Un posto che gli somigliava… lui che amava il suo lavoro, dunque la vita: una grande verità.

Lasciò l’auto in una via periferica e proseguì a piedi. Dopo chilometri di autostrada voleva sgranchirsi, respirare. La giornata era fredda e ventosa e il vapore turbinava dai tombini in mezzo alle strade.
Camminava spedito accompagnando il passo con le braccia come se pagaiasse nel vento. Era già stato in quella cittadina, eppure le vie gli sembravano diverse. Notava particolari che non ricordava e il viale gli apparve come un nuovo, lungo racconto di vetrine, di fioriere vellutate dalle prime impavide viole del pensiero, di generosi prunus dalle gemme gonfie, lì lì per esplodere le loro nuvole rosa. Scoprì la vezzosa cupoletta liberty dell’edicola e s’accorse dei baffi arricciati in stile belle époque di un vigilante, presi certamente in prestito dall’edicolante liberty, pensò. Superò una casa di riposo e ne considerò l’insegna: “Villa Paradiso”. Una sorta di anticipazione, quasi un sollecito per quei vecchietti già smaniosi per conto loro. Fece l’occhiolino all’inverno che si nascondeva, ormai, dietro la montagna e a un bambino che lo guardava ostinato dal suo passeggino, né disdegnò il sedere “elasticizzato” della procace mammona. Come sempre, beveva la vita a lunghi sorsi, testimone della verità che vuole, in se stessi, l’unico recapito della serenità. Inspirò a fondo la promessa di primavera dentro un improvviso, fresco profumo di ciclamino e allungò il passo.

primo piano di Fulvio Musso   Era ormai arrivato al luogo di lavoro. Svoltò nell’androne e, ignorando l’ascensore, salì agilmente sino al quarto piano dove aprì una porta anonima. Mise sul tavolo il borsone che aveva a tracolla, guardò l’orologio e, dalla finestra, studiò con attenzione la strada sottostante. Poi, con estrema calma, aprì la custodia e montò il suo “Sako TRG 42”, un fucile di precisione.
Gli inquirenti, i giornali, la gente, tutti lo chiamavano Lunedì. Un bravo professionista che operava un po’ ovunque, ma solo in quel giorno della settimana: il lunedì.
Un nomignolo che gli somigliava… lui che amava il suo lavoro, dunque la vita: una grande verità.

Fulvio Musso

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