Ancora un Primo Maggio al tempo della pandemia Covid 19

Senza cortei dei lavoratori, senza festa, con piazze virtuali  e dove si riesce con la piazza  statica.

Ci hanno scritto e volentieri pubblichiamo:

Care/i                                                                                                                                 il primo maggio si celebra la Festa del lavoro, data per ricordare la rivolta dei lavoratori di Chicago del primo maggio 1886 repressa nel sangue.

Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo

In questo giorno si ricorda la lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né sociali, per affermare i propri diritti, per migliorare  la propria condizione. Guardando alla situazione attuale, non solo italiana, verrebbe da dire che c’è poco da festeggiare, i diritti sembrano un lusso e rivendicarli per le persone più vulnerabili e fra queste le persone con disabilità appare una battaglia contro i mulini a vento, una utopia epica  ma non è così, non può essere così, non deve essere così, rassegnazione e sconforto  fanno il gioco di chi vuole continuare a sfruttare  le persone  e godere dei profitti, di chi ricatta e  fa leva sulla precarietà e sul bisogno del lavoro  per schiavizzare attraverso caporalato, finti tirocini improbabili stage, incamerando anche finanziamenti per progetti farlocchi che non portano a nessuna assunzione. E’ in queste situazioni che bisogna non arrendersi e aumentare la propria voce prestandola anche a  chi non ce l’ha. Non vergognarsi e non desistere, alleandosi con tutte le persone alla pari e /o in condizioni peggiori , senza incolpare altri e trovare bersagli per sfogarsi perdendo di vista le ragioni dei diritti per tutti.

Riscopriamo la capacità di gridare il re è nudo come fanno i bambini con le proprie opinioni.

Mettiamo al centro i diritti umani universali, nasciamo tutti uguali e liberi, Lavoro, studio, diritto alla cultura PER TUTTE/I.

Buon 1 Maggio, occupiamo le piazze virtualmente e dove possibile anche quelle reali con distanziamento e protezione con mascherina.

L’illustratore argentino Hernán Chavar (Buenos Aires, 1979), nel luglio del 2018, ha realizzato questa illustrazione per un articolo uscito sulla Lettura de Il Corriere della Sera, intitolato Il quinto stato e firmato da Maurizio Ferrara: una riflessione su come è cambiata la società, e in particolare su come si è trasformato il mondo del lavoro, negli anni recenti. Gli ultimi sono così diventati i precari e chi non gode di un’adeguata protezione sociale: di conseguenza, la prima fila del “quinto stato” di Chavar è occupata da un impiegato di un call center, da un rider che consegna cibo a domicilio per una multinazionale del web, e da un diversamente abile che necessita di assistenza. Più indietro, operai, studenti, infermieri, impiegati: una nuova famiglia del lavoro.

Consiglio Direttivo dell’APIC

In copertina: Il Quinto Stato di Hernán Chavar

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