Ai Lunedì Torinesi di “Più Vita In Salute ”Si è Parlato di Nutrizione e di Prevenzione dell’Ictus

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

 

Non ci sono certi confini quando si tratta di alimentarsi, specie se nel modo più idoneo tale da facilitare la prevenzione di questo o quel malanno. Un “imput” che ci viene anche dalla dotta relazione “Pianeta Nutrizione” del dott. Valter Canavero (nella foto), esperto di Scienze Biologiche ad indirizzo fisiopatologico, tenuta ai lunedì organizzati dalla associazione Più Vita in Salute. Quindi, l’alimentazione, è un pianeta assai ampio ma va tenuto presente che qualità e quantità non sempre sono in sintonia: alcuni dati riferiscono che da quando si nasce e sino agli oltre 80 anni si ingurgitano 30 tonnellate di cibo, e 5 sono gli anni dedicati ad alimentarsi. Uno stress non da poco per l’organismo… Mentre l’alimentazione è ovviamente un atto volontario, la nutrizione è invece un insieme di processi involontari che avvengono nell’organismo. «Dall’alimentazione – ha spiegato il relatore – estraiamo sostanze (macro  elementi) quali proteine, zuccheri, carboidrati e grassi; e micronutrienti quali vitamine, Sali minerali, acqua e fibre. Quindi l’alimentazione è un “medicina” per l’organismo umano (e animale) , le cui sostanze servono per il ricambio cellulare: siamo ciò che mangiamo e, per questo, bisogna fare attenzione a ciò che si mangia rifuggendo dalle mode, pubblicità,  etc., considerando nel contempo che l’alimentazione varia e segue il corso di crescita in modo soggettivo». Da sempre il cibo influenza ogni area geografica e la filosofia di vita, e questo perché ogni civiltà ha la propria cultura culinaria. Ma nel tempo l’alimentazione è cambiata e oggi non mancano gli eccessi e le carenze: si fa troppo uso di zuccheri, grassi non idonei, cibi inquinati e eccessivamente trattati; ma soprattutto cibi cucinati in modo non adeguato, per non parlare della scarsa prevenzione. Albert Einstein diceva: «Chi non ha tempo per la nutrizione e l’attività fisica, farebbe meglio a riservare il proprio tempo futuro per le malattie». Anche se si dà molto spazio alla prevenzione non si hanno ancora sensibili riscontri, tant’è che sono in aumento le persone affette da diabete, malattie cardiovascolari, oncologiche, etc. Quindi, su questo aspetto c’è ancora molto da fare e iniziative come questi incontri pubblici sono molto utili. «Va anche sottolineato – ha aggiunto l’esperto nutrizionista – che il comportamento alimentare è spesso influenzato dagli aspetti educativo, pubblicitario, come pure da quelle patologie che necessitano un più idoneo tipo di alimentazione. E se noi siamo ciò che mangiamo dobbiamo avere l’accortezza di ciò che si acquista per la nostra tavola e quello che si mette nel piatto, ne consegue un’emozione e un comportamento sino a coinvolgere tutto il nostro sistema, compreso il DNA ossia il centro delle nostre cellule». Il relatore ha fatto riferimento alla nutrigenomica, la scienza che studia il modo in cui il cibo influenza l’espressione genica (ormai di attualità), individuando quale impatto hanno le diete, ad esempio, sull’organismo, quindi sulla salute del soggetto e come reagirà a seconda dei nutrienti che assorbe. Per estensione del concetto il nostro cibo sarà la nostra medicina, concetto che deriva dall’acquisto consapevole degli alimenti, con l’accortezza di leggere (e interpretare) le etichette valutando di ogni prodotto gli ingredienti e la composizione degli stessi. L’OMS suggerisce che per gli zuccheri il consumo ideale giornaliero di zuccheri semplici raffinati è del 5%, ma tale percentuale è in realtà superata sino al 21%; inoltre che gli alimenti debbono essere adeguatamente conservati in contenitori di vetro e/o acciaio, e in frigorifero tenuti ad una temperatura costante e consumarli entro tempi brevi. È dato a sapere che ogni anno si sprecano 146 Kg. Di cibo per cattiva conservazione. Il dott. Canavero ha poi citato cosa essere il microbioma intestinale, ossia l’insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali come, ad esempio, l’intero organismo umano. Miliardi di batteri che pesano sulla nostra salute, funzionando da barriera contro agenti patogeni (che causano malattie) regolando l’assorbimento dei nutrienti, la produzione di vitamine ed energia e le difese immunitarie. «Il rapporto cibo e infiammazione – ha precisato – esiste e pertanto dobbiamo prediligere i cibi “antinfiammatori”, ed è quindi utile sapere come i cibi debbano essere trattati, cotti e mangiati. Questo sapere è un modo di acculturarsi per una sana alimentazione quotidiana, ed è altrettanto importante mantenere un equilibrio ormonale perché le sostanze ingerite svolgono un ruolo determinante in tutto l’organismo, proprio perché hanno il compito di regolare la maggior parte delle funzioni degli apparati e dei sistemi del corpo umano. Si tratta di trasmettitori chimici secreti dalle ghiandole endocrine la cui attività stimola lo sviluppo delle cellule e di alcuni processi cognitivi». Sul tema delle diete il dott. Canavero ha suggerito più cautela nell’adozione, essendo le stesse una sorta di circolo vizioso poiché il benessere non è solo assenza di malattia, ma è anche un complesso mentale e sociale che deve essere più… generale. «Un obiettivo-dovere, dunque –, ha concluso – è la buona alimentazione e, per una più consapevole nutrizione vuol dire osservare, riflettere, assaporare ed emozionarsi proprio perché le emozioni hanno una corrispondenza sugli organi ed apparati, e un saggio approccio con un cibo sano può determinare lo stato di salute».

 

Ancora una volta, ma non basta mai, si è ritornati sul tema “Stili di vita e condizionamento dei media in prevenzione primaria dell’ictus”, sul quale è intervenuto il prof. Dario Giobbe (nella foto), neurologo e psichiatra e da oltre un ventennio presidente dell’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale (Alice Piemonte). L’ictus è una malattia dei vasi cerebrali che si manifesta con un improvviso deficit focale o globale delle attività cerebrali, con la durata dei sintomi di oltre 24 ore o con la morte del paziente. «Sono due i tipi di ictus – ha spiegato –: quello emorragico che si manifesta nel 20% dei casi, ed è dovuto alla rottura di un vaso all’interno del cranio; e quello ischemico che costituisce l’80% dei casi e si manifesta con l’occlusione di un vaso (ischemia), condizione, questa, che può essere transitoria (TIA). I sintomi sono l’emiparesi che consiste nella difficoltà a muovere una metà del corpo, cui segue l’emianestesia ossia la perdita della sensibilità. Un altro disturbo è quello visivo (emianopsia) che consiste nella perdita parziale del campo visivo, ma anche l’afasia (comprensione e/o espressione), ovvero il disturbo del linguaggio. Si può manifestare anche l’atassia che consiste nella difficoltà di mantenere l’equilibrio nel tempo e nello spazio». In Italia l’ictus costituisce la terza causa di morte, la seconda di demenza e la prima di invalidità; e l’incidenza è di 200-250 casi per 100 mila abitanti/anno, con la tendenza all’aumento negli ultra 65enni, e di circa 100 decessi per 100 mila abitanti/anno. In Piemonte rappresenta la seconda causa di morte con circa 350 decessi per 100mila abitanti/anno, con aumento del 50% dei decessi. Quindi è una malattia grave? «Certamente – ha precisato il relatore – tanto che, oltre alle statistiche di incidenza e di decessi, il 15% delle persone colpite muore entro un mese dalla comparsa dei sintomi; un ulteriore 15% decede negli 11 mesi successivi, e la mortalità a un anno è del 30%, mentre un 40% dei pazienti con ictus resta invalido. Quindi importante è la prevenzione che consente di ridurre l’incidenza in modo significativo, sino ad un terzo». Anche per prevenire questa patologia è opportuno correggere i propri stili di vita a cominciare dalla alimentazione e, a questo riguardo, va ricordato che per l’ictus che vi sono tre nutrienti dannosi: eccessiva esposizione al sole (oltre 5°), l’abuso di alcol e i grassi saturi. Per contro, i nutrienti ad azione protettiva sono gli acidi grassi polinsaturi (Omega 3), le vitamine (B6 e B12), le fibre alimentari, gli antiossidanti, il potassio e il calcio. Ed altrettanto indicativa è la dieta mediterranea. «Ma non bisogna aumentare di peso – aggiunto il relatore – e bruciare le calorie facendo attività fisica prolungata e costante…, a fronte del fatto che talvolta i mass media non sono di “conforto” per una corretta informazione, o per diffondere pubblicità più dedita al consumismo che alla corretta informazione». Per quanto riguarda i soggetti a rischio il prof. Giobbe ha affermato che potenzialmente lo si è tutti, soprattutto dopo i 50 anni di età specie se affetti da ipertensione, diabete, dediti al fumo, e in presenza di una manifestata stenosi carotidea e fibrillazione atriale. «Il trattamento dell’ictus – ha concluso Giobbe – consiste nella terapia anticoagulante (a seconda dei casi), soprattutto se in presenza di fibrillazione atriale che è più frequente nei soggetti ultra 65enni. La stenosi carotidea può essere diagnosticata con gli ultrasuoni, con la Tac o la risonanza magnetica, e il relativo trattamento per la maggior parte dei casi è richiesto l’intervento chirurgico per la rimozione della placca che ha ostruito il vaso carotideo».

Foto di Giovanni Bresciani

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