Il nostro weekend solidale a Nuoro e Oliena con la Prometeo AITF onlus – 4^ parte

(segue)

di Marcella Onnis

Nella mattinata di domenica 20 gennaio 2014 si è svolta a Nuoro l’assemblea dei soci della Prometeo AITF onlus finalizzata alla costituzione del primo Comitato provinciale.

L’assemblea è stata preceduta dal saluto della dott.ssa Zidda, che ha colto occasione per fornire alcuni chiarimenti ai trapiantati. Forte era, infatti, in loro il desiderio, o forse più il bisogno, di capire come viene posta la fatidica domanda ai familiari del potenziale donatore. La dottoressa ha spiegato che, di solito, la notizia che il paziente non ce l’ha fatta non coglie di sorpresa i parenti: spesso sono già preparati in quanto i rianimatori dialogano continuamente con loro. Dopo tale comunicazione, i medici lasciano ai familiari il tempo di metabolizzare l’accaduto e solo in un successivo momento propongono loro l’alternativa: dopo le sei ore di osservazione, donare gli organi o staccare il paziente dai macchinari. «Tutto questo con delicatezza e sempre ponendo domande ai familiari, anche se la legge prevede il silenzio-assenso, per ricostruire la volontà del pazienteQuesto perché l’art. 2 della legge n. 91/1999 parla di “consapevole scelta”, «ma una sufficiente informazione ancora non c’è.» Come nei precedenti incontri aveva fatto la dott.ssa Napoleone, anche la dott.ssa Zidda ha specificato che, comunque, oggi è sempre più frequente che siano i familiari stessi ad anticipare le loro domande, esprimendo il desiderio di donare gli organi del proprio caro.

Pure in questa occasione la Prometeo AITF onlus ha ribadito la necessità di mettere in condizioni le Rianimazioni di fare le osservazioni quando, purtroppo, si verificano le morti cerebrali. In proposito, la dott.ssa Zidda e il dott. Dedola hanno evidenziato come oggi vi sia una minore incidenza dei traumi per incidenti stradali e un conseguente aumento dell’età media del donatore. Spesso quest’ultimo è una persona anziana e, non essendo un donatore ottimale, richiede un maggior impegno e più risorse per il reparto che deve occuparsi della donazione. «Andiamo verso il modello spagnolo, – ha precisato il dott. Dedola – dove si è fatto fronte al calo delle donazioni lavorando perché i pazienti anziani deceduti da potenziali donatori diventassero donatori effettivi.» Le istituzioni, in particolare l’Assessorato regionale alla sanità, dovrebbero quindi tenere conto anche di queste circostanze nel cercare le soluzioni volte a rafforzare i reparti locali di Rianimazione. «Occorre stimolare la parte pubblica perché investa sulle rianimazioni. Non basta investire sulle sale chirurgiche.» ha ribadito Angelo Fontanesi, giornalista e trapiantato.

A questo dibattito iniziale ha fatto seguito un’assemblea molto vivace, al termine della quale si è stabilito di nominare un comitato di coordinamento che avrà il compito di preparare – e successivamente riconvocare – l’assemblea dei soci del territorio coincidente con la vecchia provincia di Nuoro, che procederà all’elezione del direttivo territoriale. Il gruppo che si è fatto carico di questo delicato compito è composto da Luigi Bellu, Stefania Boi, Angelo Fontanesi e Antonio Marceddu. Il direttivo provinciale sarà, in ogni caso, composto in modo da rappresentare non solo Nuoro ma anche altri paesi della zona. La nuova struttura territoriale si occuperà, in particolare, di organizzare manifestazioni a livello locale, presentare proposte per manifestazioni da inserire nel programma regionale dell’associazione, raccogliere le osservazioni dei soci della zona e sottoporle al direttivo regionale, collaborare con altre associazioni presenti sul territorio e curare i rapporti con enti locali, aziende sanitarie e mass media.

La trasferta dell’associazione si è chiusa domenica sera con la partecipazione a È colpa tua, lo spettacolo di e con Francesco Abate che affronta anche il tema dei trapianti e, più in generale, della malattia. Lo fa invitando a sconfiggere le paure, i pregiudizi e le superstizioni, così da superare insieme il dolore.
Il messaggio dello spettacolo già di per sé invogliava anche chi l’aveva già visto a non perdere il nuovo appuntamento, ma a costituire un ulteriore richiamo, persino a chilometri di distanza da Nuoro, è stata la finalità specifica di questa rappresentazione: raccogliere i fondi necessari per donare una borsa di studio ai due piccoli figli di Luca Tanzi.

Lo spettacolo è bellissimo, capace di offrire allo spettatore nuovi spunti di riflessione anche ad una seconda o, addirittura, terza visione. Ciò nonostante non è facile trovare modi nuovi per raccontarlo una terza volta. Proveremo a farlo concentrandoci su due concetti-chiave: “sfortuna” e “insieme”.

“Sfortuna” è un termine che tende a far scattare gesti scaramantici anche in chi non è superstizioso. Perché la superstizione, forse, è nel nostro DNA o, perlomeno, sembra esserlo per noi sardi e, in generale, per noi italiani del Mezzogiorno. Ma è una dotazione di cui sarebbe bello, anzi, doveroso fare a meno. Perché ci porta a credere che esistano persone capaci di attirare sugli altri, volontariamente o meno, la malasorte e a dimenticare che è il Caso – solo il Caso – a determinare la fortuna e la sfortuna. Soprattutto, però, dovremmo liberarci della superstizione perché questa, esattamente come i pregiudizi, può incupire se non addirittura rovinare la vita delle persone che, a vario titolo, ne sono vittima. E il risarcimento che Abate dedica a suo padre Gabriele e a tutti quelli che, come lui, sono o sono stati additati come “portatori di jella” deve suonare per noi come uno schiaffo, deve farci abbandonare queste stupide e pericolose convinzioni. E deve aiutarci ad avere verso la vita lo stesso approccio riconoscente di Gabriele che, nonostante i drammi che ha dovuto affrontare, è morto dicendo “Sono stato un uomo fortunato”.

L’altra parola-chiave, decisamente più bella e da tenersi, al contrario, stretti, è “insieme”. La prima volta che vi abbiamo descritto questo spettacolo, abbiamo parlato di “gioco di squadra” e quel concetto ritorna oggi più calzante che mai. Senza la musica delle chitarre di Matteo Sau e Marco Noce, senza le immagini e i video montati e proiettati da Enrico Spanu, le parole di Francesco Abate sarebbero comunque incisive, ma avrebbero meno forza comunicativa. Senza questa manifestazione, Annalisa Lai, vedova di Luca Tanzi, si sarebbe forse sentita ancora più perduta. Certo, nessuno potrà cancellare il suo dolore, colmare il vuoto che questa drammatica separazione le ha lasciato, ma tutti i presenti, partecipando a vario titolo allo spettacolo, hanno potuto farle sentire la propria vicinanza, tenderle idealmente una mano e darle un po’ di conforto.
Insieme si possono superare anche prove che appaiono impossibili perché ognuno di noi è una risorsa, ognuno di noi può dare un proprio contributo per costruire qualcosa di positivo o sconfiggere “entità negative”. Certo, a volte è difficile capire come, ma stare/fare insieme serve anche a questo: a scoprirci risorsa e a farci scoprire come tali.

 

Foto Prometeo AITF Onlus

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