Viaggiando tra fiordi

fiordi

Riceviamo e pubblichiamo:

fiordiSi vorrebbe rimanere con il cuore spalancato e lo sguardo ammaliato ovunque ed incessantemente, per catturare l’ardita polifonia di bellezza che ci avvolge; si vorrebbero  riafferrare  reminiscenze sopite da ricollocare qui, a guida, tra segreti  universi di appartenenza.

Ma questo è molto più della capacità immaginativa.

Qui  la natura si è sbizzarrita nell’aprire squarci di stupore ovunque, e dovunque  solleticando viscerali  memorie a traccia di inedite familiarità; qui la soave e millenaria rudezza della mia terra natia ha la stessa plurale eterogeneità; qui  la tempra forte e calda della mia gente al sud gorgoglia all’unisono nello sguardo di  persone aduse a solitudini aspre e dense.

Simbiosi di terra e di genti travalicano tempi e distanze:  unico cuore in identica icona.

Questa è terra ardita come l’aquila che la sorvola ma, anche tiepida come seno materno; terra che asconde e difende ma anche intransigente e severa; terra apparentemente avara eppure provvida nella sua austera propositività.  Ed ha sempre la sorprendente tenerezza del dono di un fiore per me.

Ad ogni orizzonte, qui,  si è come sferzati da un potente clangore di vita.

Ovunque lo consenta la sosta, l’eco di cascate che frantumano in abissi e dirupi del fiordo ci rammentano, qualora ancora necessario, che qui  l’acqua  è l’elemento dominate.

È l’acqua che ovunque ed incessantemente scolpisce e modella al punto che anche la densa luce ed il cielo sembrano adattarsi umilmente a fare da sfondo intagliando e esaltando, anche solo dettagli, di questa bellezza forte e capricciosa. È l’acqua che disegna immagini e suscita melodie nel suo sferzare brioso tra rocce spaccate; che intesse storie tra boschi e spumeggia fragori al fondo di orridi ove nemmeno la luce osa; che disegna liquidi veli attraverso i quali intravedere sequenze ricorrenti di cangianti policromie.

Ed  è anche qui, in virtù di questa magia ancestrale, che io posso abitare, almeno per un attimo, quella nicchia indovata nella parete a strapiombo sul fiordo: appare  inaccessibile anche allo sguardo, eppure là, mi dicono, madre e figlia hanno vissuto la loro esistenza come il più normale dei modi; piantate lì, su solida terra, esattamente come l’onnipresente betulla, circondate da affabulanti silenzi e nutrite unicamente dalla frugale sollecitudine della terra, hanno vissuto, al cospetto del fronte opposto del fiordo.

Come non entusiasmarsi, come non stupirsi fino a restare soggiogati e muti al cospetto di scenari come questo o anche solo dinanzi ai più comuni segni di vita quotidiana reinventati e trasfigurati dal paesaggio, come i tetti, ricami di terra e di erba su scorza di betulla.

Ciò che non sfugge è il fatto sostanziale che qui, al di là di tutto e soprattutto, è il contesto ambientale il primo ed indiscusso scultore; è lui che inventa i tratti dell’anima adeguandone il corpo e i suoi quotidiani bisogni.

E la risposta umana è sempre geniale ed immancabile: fiorisce e si esprime in ogni dove con inesauribile tipicità e tenacia.

Osare! Credo sia questo il primo ed indiscusso imperativo della vita.

È così che si forgia l’inedito di ogni esistenza.

Qui, con strategia sapiente, l’ambiente intesse medesimo destino per uomini e terra. L’uomo mai primo ed unico dominatore ma parte nell’armonia del tutto. E In tutti trascorre e si esalta la medesima,terragna sapidità.

Terra … la madre terra!

Dappertutto e dentro me, si riaffaccia una primordiale certezza: ogni grano di vita, ad ogni latitudine ed aurora, mi conosce e riconosce; ogni terra è, nel realismo più plastico e viscerale, la mia terra.

La medesima terra ci educa e forgia, ci sferza e consola, ci  abbatte e solleva.

Sono a casa… questa terra è la mia casa.

Questa bellezza ha il sapore e la gratuità di un dono che solo il Dio munifico può e sa fare. Dono e sogno non meno di quella scura e sudata terra, là al mio sud, sulla quale restano ancora, indelebili, i passi di mia madre.

Bellezza è essere ciò che si è!  Essere ciò che si è, là dove si è, e come si è!

Essere pienamente, imprescindibilmente, totalmente. Misura e confronto sono esattamente assenza di misura e confronto.

Infinito è l’orizzonte, inappagabile la sete scritta nel nostro incompiuto destino.

L’orizzonte è oltre, nella infinita e plurale bellezza che è Dio.

E si tratta pur sempre di una modalità esistenziale difficile da comprendere.

Una tensione ardua da sostenere.

Bellezza è fiorire ovunque così, come fiorisce questa plaga rocciosa nonostante ed ovunque; è rimanere radicati tra rocce e fragori e lasciarsi inquietare dalla presenza del cielo; è osare, come questi denti di terra che sfidano il mare mentre cullano esistenze affidate.

Questa bellezza, ogni bellezza in ogni angolo del pianeta, è portatrice di un diritto originario ed imprescindibile per l’armonia dell’intero ordinato  sistema.

Perciò è  viscerale il desiderio, e l’auspicio, che questa bellezza donata sia sempre e comunque difesa; che oltre ogni avarizia e preconcetto, si renda spazio e diritto di vita ad ogni creatura della terra;  che resti ovunque  indifferibile il dovere di progettare la coesistenza nel rispetto integrale dei diversi ecosistemi.

Ora eccoci qui, indaffarati ed occupati ad incamerare ed affidare alla memoria di immagini una bellezza intrascrivibile; ciò che  in realtà brucia in noi è il desiderio tutto umano ed urgente di essere, al massimo grado, consapevolmente sciolti ed adeguati e a questa immensità feconda; forse vorremmo verificare e scandagliare e comprendere e inabissarci, alfine, in questa coralità solenne e materna nel medesimo humus di ritrovate appartenenze.

Ciò che possiamo, ora, è lasciarci catturare e sollevare fino alle altitudini rocciose, per ritrovare e godere in noi la famigliare appartenenza a questo ruvido grembo che ci ospita.

E ci è richiesto un grazie. Nient’altro che questo. Una lode riconoscente a Colui che ci ha consegnati al suo capolavoro: la madre e sorella terra.

E ci domanda unicamente di custodirla ed amarla come la nostra stessa vita.

Emanuela Verderosa

Giugno 2015

 

Foto www.viaggiamo.it

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