Superpotenza culturale

Riceviamo e pubblichiamo:

 

“I veri popoli barbari non sono quelli che non hanno mai conosciuto la grandezza, ma quelli che, avendola conosciuta in passato, non sono più in grado di riconoscerla” È Marcel Proust che descrive l’Italia in generale, passo citato e commentato da Corrado Augias nel suo libro I segreti di Roma.

Le manifestazioni artistiche della passata grandezza, aree archeologiche, edifici civili e religiosi, pitture e sculture, in Italia sono talmente abbondanti che ci siamo abituati ad esse e siamo quasi incapaci di vederle. Una manifestazione di imbarbarimento, secondo il pensiero sopra riportato. E siamo anche poco propensi a conservarle e tutelarle per le generazioni future.

Recentemente però, il Presidente degli USA Barack Obama, durante la visita a Roma ha detto che l’Italia è una superpotenza culturale, frase che più americana di così non si può, fa il paio con quella sulle dimensioni dell’Anfiteatro Flavio “più grande di un campo da baseball”, adatta ad un film di Woody Allen. Nonostante la minacciosa crescita di Cina ed India, gli Stati Uniti sono ancora una superpotenza economica e militare.

Essendo stata usata pure per noi la parola superpotenza, sia pure qualificata con un aggettivo che ne delimita il campo, si può osare di fare un discorsetto alla pari con gli americani.  Fra super potenze ci si capisce bene.

Dunque, secondo il Presidente Obama, la libertà e la democrazia hanno dei costi altissimi per la loro difesa, e non è giusto che solo gli USA ne debbano sopportare il peso. Anche gli alleati debbono sopportarlo, ciascuno per la propria parte. In particolare l’Italia, se vuole essere il perno dell’equilibrio politico e militare NATO nella zona del Mediterraneo, si deve armare in modo adeguato, mettendo in bilancio l’acquisto degli aerei necessari, gli F35, tanti, 90 riporta la stampa nazionale.

Pure noi possiamo fare una richiesta simile agli americani. Come segue: la libertà e la democrazia sono beni comuni che vanno difesi? Si, pure la bellezza è un bene comune che va difeso per le generazioni future. Questa tutela costa carissima, in un territorio fragile di monti e di acque, di sismi, frane, inondazioni e mareggiate, densamente abitato come l’Italia.  Non sarebbe giusto, dunque, che il super potente alleato americano partecipasse direttamente, con iniziative di sponsorizzazione concordate con le autorità competenti e gestite in proprio, alla tutela del patrimonio artistico italiano? Includere nel bilancio federale americano la tutela di un paio di opere d’arte italiane per ogni F35 acquistato da noi, sarebbe cosa equa e utile per ambedue, vero Presidente?

Le due Pompei, quella del mare vicino a Napoli, e quella di montagna, L’Aquila, oltre a tutto il resto che sarebbe troppo lungo elencare, attendono risposte, possibilmente prima che il tempo peggiori le situazioni attuali.

Emanuela Medoro

L’Aquila, 9 aprile 2014

2 thoughts on “Superpotenza culturale

  1. Gentile Emanuela, col cuore mi associo alla “standing ovation” della Sig.ra Marcella. E non soltanto per una sorta di spleen che mi deriva nel sentir nominare la città di L’Aquila dove ho trascorso la mia prima infanzia. I Beni Culturali sono patrimonio irrinunciabile di tutti e per questo a proposito di Bellezza vorrei citare alcuni versi di C. Baudelaire “Che sia tu Sirena o Angelo, diabolica o divina,/che importa, se tu, fata dagli occhi di velluto,/ritmo, profumo lampo, mia unica regina,/fai il mondo meno laido, più leggero il minuto?”. Quindi non sarebbe male, se al posto di qualcuno di quegli oggetti volanti, si impiegassero risorse a tutela delle tante opere d’arte sparse sul nostro territorio che tanta Bellezza e sollievo sanno donare al cuore e alla mente.

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