Soffrire e gioire con sobrietà

filosofia di vita

filosofia di vitaSubire un torto e non averne colpa non fa piacere a nessuno, men che meno subire una detenzione e per giunta sapere di essere innocenti, ancorché assolti in via definitiva. Ma festeggiare in discoteca dopo una scarcerazione in quanto innocenti, non credo sia la scelta “migliore” anche se la motivazione è riconducibile alla reazione-effetto: sofferenza-libertà.
Queste mie prime considerazioni, che hanno lo spirito della umana immedesimazione, trovano spunto dal fatto di cronaca di questi giorni: l’infermiera  D.P., oggi scarcerata dopo tre anni di detenzione nel carcere di Bologna. Quindi mi chiedo: dal punto di vista emozionale è legittimo dare “sfogo” ad un desiderio ludico dopo essere stati penalizzati? Le vittime e i parenti coinvolti come la pensano? Non si vuole entrare nel merito della vicenda giudiziaria in alcun modo, ma credo tuttavia che la sobrietà dettata da un “composto” ed umile silenzio (come è avvenuto in altri casi), sia l’atteggiamento più consono da adottare, ciò perché l’esperienza implica sempre attimi di riflessione per quello che si è subito ma anche per rispetto delle “parti” eventualmente coinvolte, direttamente e indirettamente. Del resto basterebbero già gli echi di cronaca a dare ridondanza all’evento, sia pur con la comprensione della persona “caduta in disgrazia”, che ora ha tutti i diritti di essere “riabilitata” nella sua dignità e… riconquista sociale; ma evidentemente si tratta di vedere l’aspetto di questa vicenda, come di altre analoghe, sotto una luce più filosofica magari riprendendo quei contatti umani che hanno preceduto l’esperienza negativa, cogliendo da essi il conforto e la comprensione tanto utili quanto concreti per occupare nuovamente il posto nella società per bene. Anche se è bene che nessuno debba ergersi a paladino tra congetture e suggerimenti (personalmente il mio è un tentativo benevolo e costruttivo), ritengo sia quanto meno doveroso essere vicini a persone come l’ex infermiera in questione, offrendo loro un sorriso, una stretta di mano ed un augurio di “ben ritrovati”, affinché i sentimenti verso propri simili siano luce e guida per un futuro sempre più lontano dal proprio “burrascoso” passato, con più compostezza ed umiltà, appunto!

E.B.

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