Roma “il giorno dopo”

La Barcaccia a Roma danneggiata dai tifosi olandesi

La Barcaccia a Roma danneggiata dai tifosi olandesiRiceviamo e pubblichiamo:

Commovente vedere i romani sabato pomeriggio, 21 febbraio 2015, verso le tre, raccolti intorno alla Barcaccia ferita, deponendo fiori e messaggi.  Ciò che colpiva di più era il silenzio, nuovo in quella zona, di tanta gente riunita intorno alla fontana. Si avvertiva solo il mormorio dell’acqua che scorre nella forma agile e sinuosa del candido marmo. Splendente al sole, perché ripulito di recente. Una novità speciale per me, quell’acqua l’ho sentita mormorare per la prima volta.

“Se ami Roma porta qui un fiore, un biglietto con il tuo pensiero, non tacere, non essere indifferente…”

“Sono nato in Via Frattina, questa era ed è la mia città che quattro ubriaconi cialtroni hanno creduto di distruggere. Ma Roma reagirà, forza sindaco…”

Sono alcuni esempi della voce del cuore di Roma, c’erano tanti messaggi e fiori.

Superfluo aggiungere altro, e sproporzionato dire “Siamo tutti romani”, come pochi giorni fa dicemmo “Je suis Charlie”.  Non ci sono stati morti, però sono irreparabili i danni apportati ad un capolavoro della scultura che sta lì intatto da quattro secoli. Bellissimo, un angolo di Roma prezioso, unico al mondo.

Inoltre un migliaio di ubriaconi gonfi di birra, vino ed altro ancora, scervellati ed irresponsabili, non sono il terrorismo di matrice islamica. Sono però un preoccupante aspetto del nostro mondo, quello che voleva essere pacifico e civile. Sono il lato nascosto, oscuro ed incontrollabile della civilissima Europa del Nord, quella rigorosa e protestante, che evidentemente non ce la fa a controllare gli istinti feroci e violenti di tutti i suoi figli.

Mi chiedo, tuttavia, come mai queste tifoserie violente possano esistere indisturbate, i giornali riportano che questi barbari e violenti olandesi agiscono da parecchi anni in giro per l’Europa.  Sono veramente allibita dal fatto che non siano state prese sufficienti misure di prevenzione. E’ vero che il calcio muove miliardi, e che il tifo è una valvola di sfogo della violenza repressa, ma seguito a pensare che ci deve pur essere qualche mezzo per prevenire, evitare, contenere queste manifestazioni estreme. Insomma dovrebbe agire bene quella che si chiama “volontà politica”, da parte degli organizzatori responsabili di partite che generano tali passioni. O vogliono aspettare il morto prima di muoversi?

Aggiungo qualche preoccupazione molto attuale. Che succederebbe se sbucassero all’improvviso una decina di terroristi armati fino ai denti in una zona affollata di Roma?

Emanuela Medoro   

L’Aquila, 22 febbraio 2015

 

Foto www.lungotevere.org

1 thought on “Roma “il giorno dopo”

  1. Tutto questo è espressione del malessere incancrenito del nostro tempo, un disagio culturale e sociale che dilaga e si fa espressione di un vuoto interiore che viene riempito con tutto ciò che possa esaltare la mente affinché non si fermi a pensare in quale baratro è sprofondato chi compie gesti di tal genere.
    Che amarezza! Tanta!
    Lucia

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