RaccontOnWeb: “Erano le tre e trentasei…” di Lucia Bonanni

orologio fermo dopo il terremoto ad amatrice

orologio fermo dopo il terremoto ad amatriceErano le tre e trentasei…

Luigi fu svegliato da due forti scosse che fecero muovere il letto.

La sera prima aveva bevuto qualche bicchiere di troppo e adesso aveva la testa intorpidita.

Poi un boato disumano lo fece sobbalzare. Vide le pareti della camera piegarsi verso l’interno e ritornare dall’altra parte, il lampadario che oscillava e alcune suppellettili frantumarsi sul pavimento. “Ecco se tretteca” (Qui si barcolla), disse ad alta voce nel dialetto materno mentre indossava un giubbotto e cercava la valigetta.

Con la torcia del cellulare si fece luce attraverso il cortile e a passo svelto percorse il tratto di strada che lo separava dalle altre case. Il paese, il suo paese, quello conosciuto ai più per i bucatini all’amatriciana, era un cumulo indistinto di macerie.

Col pensiero tornò al tempo dell’infanzia. Si rivide per le vie del paese a giocare con i suoi coetanei oppure nei campi a rubacchiare qualche pannocchia da arrostire sulla brace. Adesso abitava in città e appena poteva, tornava in quella casa che lo aveva visto nascere e che egli stesso aveva fatto ristrutturare. La sirena dei mezzi di soccorso lo riportò alla realtà. Solo allora si ricordò di ciò che gli aveva detto Cosimo. Fortunatamente il tetto della stalla aveva tenuto! Entrò di corsa e per la fretta inciampò in alcuni attrezzi da lavoro. “Cerca qualche panno, porta dell’acqua e una bracciata di paglia”, gli disse il fattore mentre si dava da fare per far nascere il vitellino.

Attraverso una finestra sventrata del pianterreno Luigi si ritrovò all’interno della casa e, facendo attenzione a non ferirsi con le schegge di vetro, dall’armadietto bianco prese alcune scatole di medicinali e li mise nella valigetta.

“Per fortuna che non era orario di lezione”, ripeté ancora una volta, passando davanti a quell’edificio scolastico dove aveva imparato a leggere e scrivere.

Poi qualcosa attrasse la sua attenzione. In un piccolo giardino un pastore abruzzese dal pelo polveroso si aggirava inquieto davanti ad una casa semidistrutta. Luigi si avvicinò all’animale e percepì come un pianto disperato. Quasi con furore si diede a scavare tra i detriti e neppure si accorse delle ferite alle mani.

Seguito dal cane, riuscì a raggiungere il luogo dove stava la giovane donna abbracciata ai suoi bambini e a portarli all’esterno dell’abitazione. Il tetto della casa era del tutto crollato, ma le travi incrociate avevano formato un riparo per Lisetta che al momento della prima scossa si era precipitata nella stanza dei piccoli, proteggendoli con il proprio corpo.

Dopo le prime cure, la madre e i due bambini furono affidati al personale sanitario e Luigi si unì ad un gruppo di volontari per portare aiuto a quei paesi del centro Italia che alle 3.36 di un giorno qualunque erano stati cancellati dalla furia improvvisa del sisma.

Lucia Bonanni
Di quest’autrice abbiamo già pubblicato altri racconti

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