Il primo permesso premio dopo 24 anni da uomo ombra – 5^ parte

Riceviamo e pubblichiamo:

 

(segue)

 

Il tempo più lento in carcere è quello dell’attesa.

(Diario di un ergastolano www.carmelomusumeci.com)

 

squarci luminosi su sfondo scuroQuinta parte

Sia al di là del muro di cinta che dentro si sparge la voce che non ho più l’ergastolo ostativo e Alfredo mi scrive:

Allora… che dirti… ancora non mi pare di crederci. Nel senso che in molti momenti la mente mi rimanda l’immagine di te come ergastolano ostativo… devo essere io con uno sforzo cosciente a dirmi “Alfrè… ricorda… non è più ergastolano ostativo… anzi… potrebbe anche uscire tra breve… e comunque… soprattutto non è un ergastolano ostativo”. Carmelo il fatto che tu non sia più un ergastolano ostativo è già, di per se stesso, una vittoria… una vittoria epocale. Tu hai già vinto.
Non dimenticarlo mai. Hai vinto anche se domani, per assurdo, ti colpisse un fulmine (dio ce ne scampi) o se capitasse chissà che cosa. Tu in più di due decenni hai ribaltato tutto. Ti sei laureato, hai scritto libri, hai conosciuto tantissima gente, sei stato un punto di riferimento per tanti… e hai superato il muro che sembrava che dovesse durare a vita, l’ostatività. Tu per certi aspetti sei il simbolo degli ergastolani ostativi, e pensare che l’ostatività per te venisse meno, era qualcosa che sembrava utopico. Eppure ci sei riuscito. L’ostatività non è ancora morta in Italia, ma tu le hai inflitto una delle sue peggiori sconfitte. Una volta venuta meno per te, tutti potranno coltivare la speranza. E poi, come ti dicevo, è proprio anche una tua vittoria personale contro il sistema carcere, contro il modo in cui il sistema carcere ti aveva “immaginato”. Tu entrasti in carcere ergastolano ostativo ed in poco tempo in 41 bis all’Asinara… ovvero tu partivi dal girone più basso dell’inferno. Oggi ti cade l’ostatività. Oggi tu sei sul bordo del fiume e sorridi a tutti quei direttori di carcere, quegli “educatori”, quei poliziotti penitenziari, quei cittadini, quei perbenisti che ti avevano sempre detto che tu non saresti mai uscito dal carcere, che la tua lotta era da illusi, che ti agitavi troppo. Bene tu hai vinto. Per certi aspetti avevi già vinto su un piano più profondo, anche se non ti avessero tolto l’ostatività. Ma con questo evento tu realizzi una vittoria anche da altri punti di vista. Hasta siempre esperanza compagnero.

Il passaparola si diffonde anche fra le detenute.
E Johanna mi scrive:

Devo dirti che ho provato una felicità indescrivibile. Ti posso giurare che mi sono uscite le lacrime di felicità. Sono contenta. Te lo giuro, perché lo meriti. È questo sarà il primo passo per iniziare.
Quando l’ho saputo sono andata dalla detenuta spagnola, lei sta leggendo il tuo libro, e ci siamo abbracciate.

Finalmente, dopo ventiquattro anni di carcere, mi arriva il primo permesso premio ed il magistrato di sorveglianza scrive “(…) Concede e Musumeci Carmelo, sopra generalizzato, il permesso a recarsi a Padova presso la Casa di Accoglienza “Piccoli Passi” sita in via Po n.261, accompagnato da un operatore volontario della struttura. Il detenuto uscirà dalla Casa di Reclusione di Padova alle ore 9.00 del 14 marzo 2015 e vi farà rientro alle ore 18.00 dello stesso giorno.

E penso che avevo imparato a fare il morto perché non mi aspettavo proprio più nulla dagli umani perché con il trascorrere degli anni la speranza mi si era assottigliata, ma ora dovrò  anche rimparare a credere e ad avere fiducia.

(Continua)

Carmelo Musumeci

1 thought on “Il primo permesso premio dopo 24 anni da uomo ombra – 5^ parte

  1. Egr. Dr Musumeci, congratularsi con Lei per questo “evento” sarebbe fin troppo eufemistico, e per questo mi limito ad esprimerLe semplicemente espressione di umana e seppur ideale “vicinanza, affinché tale mio pensiero possa accomopagnarLa sulla via della libertà non solo fisica ma anche interiore, e poter così ricongiungersi con i Suoi cari che apprezzo per la loro costanza nei suoi confronti. Tutto questo è ben poco, ma spero ne apprezzi il valore della spontaneità. Molte persone sono sì libere, ma meriterebbero una restrizione non tanto fisica quanto interiore perché spesso il male nasce prima dal di dentro, e spesso è il più lesivo… Sono certo che Dio le ha riservato un posto accanto a Lui! Cordialità, E. Bodini

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