Cagliari: non solo brividi con lo spettacolo teatrale “Jeff – Il gioco delle ossa”

di Marcella Onnis

Dispiace sempre quando artisti ed eventi meritevoli di attenzione non attirano grande pubblico. Dispiace perché, spesso, ciò accade in quanto per il “grande pubblico” a valere sono solo i nomi, i titoli e/o i luoghi che gli “opinion leader” del caso individuano come tali.
Capita così che spettacoli di alta qualità come Jeff – Il gioco delle ossa, andato in scena mercoledì scorso a Cagliari presso il centro d’arte e cultura “Il Ghetto”, attirino meno spettatori di quanti meriterebbero.

Certo, la logistica della sede non è il massimo: manca un palco – basterebbe anche una piattaforma leggermente sopraelevata – per cui la visuale non è ottimale per chi non sta nelle prime file. Ma la sala è bella, suggestiva come lo storico quartiere in cui si trova (Castello) e adatta ad accogliere spettacoli dalle atmosfere particolari. Qui, per esempio, lo scorso settembre è andato in scena il folle recital-reading di Dettagli di un sorriso di Gianni Zanata, per l’occasione affiancato dal trombettista Mario Massa e dall’attore Gaetano Marino (serata efficacemente raccontata da Carlo Mocci nel suo blog Grazie, preferisco leggere).

In questo periodo, invece, il Ghetto – così denominato in quanto erroneamente noto come Ghetto degli Ebrei – ospita la terza edizione della rassegna “1000 piani dal teatro contemporaneo”, organizzata dall’associazione Origamundi. Ed è nell’ambito di questa iniziativa che l’associazione Abaco teatro e il progetto NudiCrudi hanno portato, appunto, in scena Jeff – Il gioco delle ossa, spettacolo ispirato alla vita di Jeffrey Dahmer, noto come “il mostro di Milwaukee”.

Ciò su cui gli autori, Dafne Turillazzi e Antonello Verachi (rispettivamente anche regista e aiuto regista), si sono concentrati, però, non sono tanto i suoi omicidi quanto il percorso (an)affettivo che ha portato Dahmer a diventare il Mostro. Un percorso in parte ricostruibile attraverso i monologhi dello stesso protagonista, impersonato da un magnetico Tiziano Polese, in parte attraverso i suoi ricordi, che hanno preso vita su uno schermo grazie a Gerardo Ferrara, Boucar Wade e Rosalba Piras (nella foto insieme a Polese, a fine spettacolo).

A quest’attrice  il gravoso compito di interpretare la madre di Jeff, un personaggio complesso, cupo e disturbato, ben lontano dalla più celebre delle sue recenti interpretazioni: la signora Sias del film Bellas mariposas. Una madre che nei primi “ricordi” appare sì poco affettuosa ma non lontana dagli atteggiamenti che altre mamme avrebbero in una situazione simile: perplessa davanti alle stranezze del figlio, restia a cedere ai dubbi angoscianti che iniziano a farsi strada nella sua mente. Nei successivi fotogrammi, però, emergono man mano la sua natura disturbata, che la rende incapace di distinguere delirio e realtà, e il rapporto complesso con suo figlio, un  misto di attrazione morbosa, ostilità e pietà.

Davvero degna di nota anche la performance di Wade, che interpreta una delle vittime di Dahmer, un ragazzo sprezzante ma anche  – scoprirà a sue spese – ingenuo.

Centro di tutto, però, è Dahmer: le musiche scelte, le immagini, la scarna e lugubre scenografia danno senza dubbio un notevole contributo a creare “la giusta atmosfera”, ma sono la fisicità e la vocalità di Polese il vero generatore della tensione. Questa si materializza subito, ancora prima del suo ingresso in scena, grazie ad una pallina che l’attore fa palleggiare, infrangendo l’attesa silente del pubblico. Poi a tenere inchiodati sguardi e orecchie sulla scena ci pensano la sua voce – a tratti forte, a tratti quasi sussurrata, a volte mesta e indebolita, a volte sadica – e i suoi movimenti, ora frenetici ora estremamente calmi.

È così che viene raccontato l’orrore che sta dentro la sua testa, per cui non esistono parole, come dice il protagonista stesso. Un orrore così incomprensibile da spingere alcuni scienziati a chiedere – dopo la morte di Dahmer, avvenuta in modo violento per mano di un altro carcerato – di poterne studiare il cervello. Sua madre avrebbe voluto dare il consenso, suo padre no, così arrivarono a scontrarsi in Tribunale e i giudici diedero ragione a quest’ultimo. La scienza restò dunque senza risposte (molto probabilmente lo sarebbe rimasta comunque) e irrisolti restano pure i quesiti degli spettatori: cosa porta un bimbo a diventare, giorno dopo giorno, un mostro? Come riconoscere i segnali? Come intervenire prima che sia troppo tardi? E, quando nella prevenzione si è fallito, come aiutare il mostro a liberarsi da ciò che l’ha reso tale?

Il prossimo appuntamento della rassegna con Abaco teatro è di tutt’altra atmosfera ed è dedicato alle scuole elementari e medie: il 27 novembre, alle ore 11.30, l’associazione porterà, infatti, in scena Mulan, storia di una giovane cinese che si finge un ragazzo per arruolarsi e combattere al posto del padre malato, diventando poi un’eroina nazionale. Il cast sarà composto da Tiziano Polese, da Luana Maoddi e dal campione di kung fu Ulisse Badas .Perché, senza sminuire la gravità dei crimini e non scordando mai il doveroso rispetto delle vittime, si può e forse si dovrebbe anche guardare le cose dal punto di vista del carnefice, come hanno fatto questi artisti e come ci insegna anche Michela Capone con il suo romanzo Per sempre lasciami.

Sicuramente da segnalare anche la performance Gocce d’acqua di Raffaello Ugo che precede, alle 20.45, tutti gli spettacoli della prima serata, che hanno invece inizio alle ore 21. Definito “evento speciale sulla decrescita e responsabilità”, dura solo un quarto d’ora ma “pesa”. Con l’aiuto di una particolarissima installazione e delle proprie parole, l’artista dimostra in modo efficacissimo quanto sia preziosa l’acqua, uno dei beni più rari che esistano sulla Terra. Stupisce il pubblico facendo notare, ad esempio, che ogni giorno muoiono di sete più bambini di quante persone siano morte a causa dell’attentato dell’11 settembre. E insegna a guardare in modo diverso a questa risorsa, a rispettarla (“L’acqua se sta ferma muore”, “La bottiglia per lei è come una prigione”), a non sprecarla e a desiderare che sia equamente condivisa (“L’acqua non si compra: si regala”).

 

 

Foto di Giuseppe Argiolas

1 thought on “Cagliari: non solo brividi con lo spettacolo teatrale “Jeff – Il gioco delle ossa”

  1. Lo spettacolo “Jeff – Il gioco delle ossa” andrà di nuovo in scena domani, alle 19, al Teatro Civico di Sinnai

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