Lieto fine per Alfabeto del mondo: il miracolo di Santa Lea

un momento dello spettacolo di cabaret di Alfabeto del mondo

LIETO FINE PER LA VICENDA DELLO SFRATTO DI ALFABETO DEL MONDO: il miracolo di Santa Lea.

 

Spettacolo per strada contro lo sfratto per regalare cultura e integrazione.
Questa l’insolita protesta dell’Associazione Culturale Alfabeto del Mondo (ACAM) culminata con un cabaret nel quale Santa Lea, leggendaria protettrice degli sfrattati, ha compiuto il miracolo benedicendo i volontari e tutte le migliaia di persone che frequentano la sede.

Lo spettacolo è iniziato con la splendida voce di Bettina Balzano che ha cantato brani in diverse lingue, proseguita con i canti tradizionali sardi del gruppo Canticos. Animatore della serata il bravissimo Alessandro Parodo.

banchetti per la distribuzione gratuita di libriSui banchetti davanti al civico 10 di via Eleonora d’Arborea a Cagliari libri gratis per tutti i passanti. Più avanti, in viale Regina Margherita, banchetti con kimono e fumetti giapponesi, mentre vicino alla piazza Costituzione Magdy Hosfer, egiziano, insegna lingua e cultura araba ai passanti.
Così la strada della città diventa aula a cielo aperto per gli studenti e insegnanti dell’Alfabeto del Mondo. L’Associazione, questo venerdì 30 maggio, ha manifestato contro lo sfratto imposto dal Comune di Cagliari che la obbliga allo sgombero dei locali privandola della sua sede operativa di via Eleonora d’Arborea, in cui si tengono corsi di lingue straniere e corsi di italiano per stranieri, immigrati e persone svantaggiate.

Sugli alberi che fiancheggiano la strada, bandiere di tutti i paesi del mondo si intervallano alle tantissime lettere di sostegno arrivate all’Acam per scongiurare uno sfratto che, già in passato, era stato minacciato, ma non ottemperato.
Decisione del Comune che è per Alessandro, un ragazzo che a settembre (se la sede sarà ancora aperta) vorrebbe iscriversi ai corsi di lingue, «sembra senza spiegazioni plausibili».

Le coccarde con scritte in inglese, tedesco, francese e in tutte le lingue che l’associazione insegna, hanno i colori delle nazioni come il logo multicolor dell’associazione, simbolo di come le diversità siano complementari e portino a coesione e non divisione, creando preziose occasioni di straordinario arricchimento reciproco. Come spiega Reiko Shizume, insegnante madrelingua giapponese di Tokio, per la terza volta a Cagliari ospite dell’Acam: «Il Giappone ha tantissimi punti in comune con la Sardegna: insularità, costumi e tradizioni, mare.»

Uno scambio culturale tra Sardegna e Giappone che ha un significato importante: Reiko grazie all’associazione impara l’italiano, mentre la cultura giapponese apprende un aspetto che è parte integrante della cultura sarda: accoglienza, ospitalità e solidarietà. Reiko ogni volta infatti racconta stupita che in Giappone «non ci sono iniziative di volontariato simili».

Molti approfittano della manifestazione per chiedere informazioni sui corsi di lingue e in tanti, anche turisti stranieri, si fermano ad osservare le insegnanti Irene e Ines che illustrano le caratteristiche della lingua giapponese e aiutano alcune studentesse del corso di Mediazione interculturale ad indossare il kimono. Un ragazzo, tra il pubblico, afferma che la vestizione assomiglia a quella de Su Componidori della Sartiglia e le analogie, a dire il vero, sono parecchie. Viene spiegato infatti che esistono vari tipi di kimono per ogni età e ogni ricorrenza, proprio come le infinite varianti del costume sardo.

un momento dello spettacolo di cabaret di Alfabeto del mondoLa manifestazione, intitolata “Mille voci. Un solo grido”, è un’insurrezione pacifica contro l’ingiustizia e l’indifferenza di un’amministrazione comunale, quella di Cagliari, che prima ha concesso l’usufrutto dello stabile che ospita l’associazione, ma ora reputa Alfabeto del Mondo sprovvista di un regolare contratto che il Comune – disattendendo agli impegni presi dal Sindaco di Cagliari lo scorso 20 marzo 2013 – non ha ancora redatto.

E’ stata comunque anche una festa. La festa di protesta che è culminata con il musical interamente realizzato, scritto e cantato dai ragazzi dell’Acam e accompagnato alla chitarra da Gianni Musiu e al basso da Claudio Mucelli.
Irene, Michela, Silvia, Nicolò, Eleonora, Alessandro, Martina, Hossan, Barbara, Marco, Claudia, Marta, sono alcuni dei molti volti dell’associazione, giovani adulti con età media 20 anni, che mettono al servizio dei più bisognosi e della comunità i loro saperi e competenze, regalando cultura e integrazione.

In cambio, chi frequenta i corsi ha quindi, come testimonia Davide, studente del corso di tedesco «la grande opportunità di imparare una lingua nuova», requisito imprescindibile per dei ragazzi, come quelli sardi, che abitano in un’isola ad alta vocazione turistica non del tutto attesa, perché deficitaria proprio in questo campo.

Senza dimenticare «l’importanza che ha l’Acam», come ricorda Roberta, tutor di inglese, per la città di Cagliari, storicamente crocevia di popoli, culture e tradizioni. Un’integrazione che fa rima con conoscenza e apprendimento. La chiusura dell’Acam è infatti «grossa perdita per gli immigrati» e gli stranieri, più di quattrocento solo quest’anno, che non potendo frequentare i corsi dovranno rinunciare al solo strumento, la conoscenza della lingua, che permette loro di comunicare dinamicamente come interlocutori attivi di un mondo dove la diversità è quel surplus che aumenta il potenziale della città.

lettere al Sindaco di Cagliari contro lo sfratto di Alfabeto del mondoL’associazione, che si autofinanzia quasi completamente, chiede al Comune non richieste impossibili ma, come dice la canzone del musical “Collaborazione”, trovare una soluzione alternativa allo sfratto e non silenziare quei ragazzi che, con gli occhi che brillano di coraggio e speranza, sono i primi cittadini attivi di politica vera, perché consapevoli cantano: «sappi invece che l’associazione come te ha uno scopo e un perché». Il lieto fine, come ricorda Eugenia Maxia, presidente di Alfabeto del Mondo, «è d’obbligo» nello spettacolo, i ragazzi ci credono e sperano che questo finale abbia seguito anche nella realtà.

Sono ragazzi, i ragazzi della nostra città che rispondono all’appello di Stéphane Hessel e si impegnano perché «creare è resistere e resistere è creare».
Un peccato non accorgersene, un dovere riconoscerlo.

Ufficio Stampa di Alfabeto del Mondo

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