L’erba del vicino è sempre la più verde

Sul sito del Ministero dell’Interno esiste un forum in cui si discute, tra le altre cose, di concorsi, compreso quello per 42 funzionari della Regione Sardegna (http://www.mininterno.net/fmess.asp?idt=4453&nor=0&pag=1), finalizzato anche alla stabilizzazione dei precari.

Stando a quanto scrive un utente di questo forum, l’ufficio che si occupa del concorso gli avrebbe anticipato, su sua richiesta, che il prossimo 22 luglio sarà pubblicato non l’avviso con l’indicazione della data della prova preselettiva – come previsto dal bando di concorso – ma un avviso di rinvio sia per tale comunicazione che per la pubblicazione della serie di quesiti da cui saranno selezionati quelli oggetto del test.

Insomma, ancora una volta i canali di informazione secondaria hanno la meglio su quelli ufficiali.  Per l’Assessorato regionale al Personale, comunque, non è una novità: anche per il concorso per dirigenti la notizia del rinvio della prova scritta è stata divulgata attraverso forum e comunicazioni private giorni prima che la Regione pubblicasse il relativo avviso. Qualche candidato, infatti,  ha chiamato l’hotel in cui doveva svolgersi la prova per sapere se la prenotazione della sala per il concorso era stata confermata o posticipata, così ha avuto subito la risposta che gli uffici regionali, invece, non gli avevano fornito.

Tornando al forum sul concorso per funzionari, da una lettura veloce dei numerosi commenti è possibile notare come le opinioni dominanti siano quelle risapute: i precari sono “accozzati”, li stanno già avvantaggiando e pretendono di avere di meglio, per un esterno è impossibile passare il concorso, il bando è incostituzionale, tanto valeva farne uno riservato e così via.

Ora, delle criticità del concorso abbiamo già parlato a sufficienza, concludendo che è insoddisfacente tanto per i precari quanto per gli esterni. Un concorso riservato solo ai primi sarebbe incostituzionale; forse sarebbe stato possibile riservarlo a loro e ai dipendenti che vogliono salire di categoria, bandendo poi altre selezioni slegate dalle stabilizzazioni per offrire più opportunità agli esterni (anche perché profili sguarniti nell’amministrazione regionale ce ne sono), ma così non è stato. Va anche detto che un concorso, almeno di non essere un corso-concorso, non garantisce certo che venga selezionato il candidato più idoneo a quell’impiego: nella migliore delle ipotesi, se cioè le raccomandazioni per altri concorrenti o l’emozione non gli giocano un brutto tiro, sarà selezionato quello che ha la più alta preparazione teorica, ma l’idoneità effettiva si dimostra ogni giorno sul campo.

Venendo ad un altro punto, tra i precari (in Regione e altrove) ci sono senz’altro degli “accozzati” … come ce ne sono tra i dipendenti, pubblici o privati. Ma molti di loro sono persone che il posto di lavoro se lo sono guadagnato e che hanno accettato un lavoro instabile perché non trovavano nulla di meglio, magari perché nei concorsi pubblici sono stati scavalcati da persone raccomandate o da chi era già precario. Sono spesso persone che lavorano in quell’ente da anni e che rischiano di trovarsi da un giorno all’altro senza lavoro. E questo è ingiusto, esattamente come è ingiusto per un lavoratore del privato ritrovarsi, di punto in bianco, disoccupato perché la sua azienda chiude. Così com’è altrettanto iniquo che un giovane volenteroso, con anni di formazione alle spalle, debba restare disoccupato perché tutti i concorsi risultano più o meno già “assegnati”.

Davanti al nemico, che sia un’entità distinta o una situazione difficile, la cosa più stupida da fare è dividersi: ce lo insegnano anche le gesta dell’antica Roma, tra i cui motti c’era, non a caso, dividi et impera (dividi e domina). Una guerra tra poveri, dunque, non è certo la strategia migliore da adottare contro questo momento buio per il mercato del lavoro.

Sarebbe bene che ognuno imparasse a vedere le cose anche dal punto di vista altrui, a capirne le esigenze e le paure. Bisognerebbe anche rendersi conto che la propria condizione (non) lavorativa è in gran parte determinata dal contesto storico e geografico in cui si è nati e vissuti. E nascere e vivere in un contesto piuttosto che in un altro è questione di fortuna. Anche la battaglia dei precari sarebbe stata più efficace se tra loro e tra i sindacalisti che li appoggiano, più o meno con convinzione, non vi fossero troppi individui preoccupati soprattutto di portare l’acqua al proprio mulino, anche in danno al bene collettivo.

Una piccola riflessione merita anche l’atteggiamento ostile ai precari di molti dipendenti  e dei loro sindacati, non solo per quanto riguarda l’amministrazione regionale sarda. Tra costoro vi sono persone che hanno ottenuto il posto di lavoro grazie a “spintarelle”, persone che hanno superato regolare concorso ma che poi si sono adagiate sulla sicurezza del posto fisso (ed ora temono ogni nuovo arrivato, più competente, più aggiornato e più volenteroso) e persone che sono state dei precari ante-litteram, entrate in amministrazione grazie a selezioni che regolarizzavano situazioni contrattuali atipiche. Invece, i dipendenti che  il posto se lo sono guadagnato e se lo meritano ogni giorno non si curano delle stabilizzazioni  e non temono la concorrenza altrui. Oggi i sindacati dei dipendenti della Regione gridano che in amministrazione non si entra senza concorso, ma perché non hanno protestato quando questi contratti sono stati stipulati e quando, di anno in anno, sono stati rinnovati? Era allora che si doveva porre un freno a questa prassi scorretta. Ma il precario fa comodo fintantoché è precario, perché lavora ed il suo lavoro contribuisce a far aumentare la performance dell’ufficio, fruttando maggiori premi di produttività … dei quali beneficiano i soli dipendenti.

Marcella Onnis

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