L’angolo di Full: “Il sonno del gatto”

Il sonno del gatto

Il sonno del gatto, lo chiamano. Perché i felini non dormono mai veramente. Per quanto sembrino spaparanzati, hanno sempre una palpebra collegata. Da qualche tempo dormo così anch’io. Torpori di pochi minuti. Eppure, l’Onnipotente ha trovato il modo d’infilarcisi. Del resto, lui può tutto.
M’ero steso ad angolo ottuso davanti alla tivù per guardare “Tutto il calcio” e mi aggattai quasi subito: un improvviso sopore durante Palermo-Milan, ricordo.
Fu la sola volta che sognai Dio.
Portava il casco di plastica gialla come certi ingegneri edili e non sembrava molto soddisfatto. Non osavo rivolgergli la parola, del resto era indaffarato a misurare i rilievi di una collinetta col treppiede che usano i geometri.
Alla fine si accorse di me e parlò come se proseguisse un suo discorso: «Anche qui sta per franare tutto. Del resto, all’epoca non ero molto pratico. Pretendevo di fare tutto in fretta, m’ero fissato di finire in sette giorni… una pazzia.»
Si concentrò nella regolazione dello strumento, poi riprese: «Ero giovane e mettevo più cura negli effetti speciali di un tramonto o nella grazia di un fiore, che nell’alveo di un fiume.»
M’accorsi subito che non serviva formulare le domande, Dio forniva direttamente le risposte.
«L’uomo? Quello è capitato per caso, un effetto collaterale, come dite voi. Una controindicazione inattesa. Ho provato più volte a porvi rimedio, ma ormai m’era sfuggito di mano. Comunque faccio sempre in tempo, magari una bella epidemia… ancora un po’ che mi fate girare le palle!».

Scrisse qualche dato poi piegò il treppiede, se lo mise in spalla e s’incamminò con passo spedito. Gli trotterellai appresso: «Una epidemia? Però Signore, io che c’entro? Lo sai quanto sono ligio alle regole e come sono contrario al male… nel mio piccolo cerco anche di oppormi».
Sbucammo sul crinale del colle dove l’orizzonte s’apriva sulla corona azzurrina dei monti che digradavano via via verso la grande pianura e là in fondo, il mare.
Accorciò la falcata per dare modo al mio passo di raggiungere il suo e finalmente mi guardò. Per essere Dio, aveva uno sguardo normalissimo, tipo quello del gestore Total in fondo alla mia strada:
«Non esiste un uomo abbastanza intelligente da conoscere tutto il male che fa. È questo il problema».
«Ad esempio? Dammi qualche indicazione, Signore.»
Mi squadrò come a valutarmi e scosse la testa sconsolato. Poi dovette considerare che non si stava comportando propriamente da Dio perché accorciò ancor più il passo e prese a spiegarmi le cose con divina pazienza:
«Ascolta: se rifletti bene può essere che ci arrivi pure tu. Ad esempio, pensa a tutte le volte che…»

In quel momento segnò Miccoli per il Palermo e il boato dello stadio mi svegliò dal torpore. Col sonno del gatto capita sempre così.

Fulvio Musso

 

Non c’è uomo tanto intelligente da conoscere tutto il male che fa.
(François de la Rochefoucauld)

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