La notte pratese illuminata dalla luce di Patti Smith

Sono pochi gli artisti che riescono, con la sola presenza, ad illuminare le notti dell’estati italiane.

Patti Smith, una leggenda, la sacerdotessa del rock, una donna che è passata da generazioni di sfracelli umani, da Kerouac a Emergency, con la stessa disinvoltura di una persona che passa da una banalissima cosa all’altra. Tanti momenti di gloria e tanti momenti di tristezza, ma lei, sempre lì, imperterrita, credente della sua arte.

La serata si apre con “Aprile fool”, i concerti della divina non sono mai uguali a quelli della sera prima. Già dalle prime note, la Piazza del Duomo pratese restituisce all’artista americana quell’amore che lei, dal 1979, dona ogni volta che può alla Toscana. Trentaquattro anni fa, un concerto allo stadio di Firenze, indimenticabile per tanti motivi, ma in primis proprio per la nostra Patti, tanto da ritornare, quattro anni fa, sul “luogo del delitto” (Firenze) per festeggiare il trentennale di quella magica serata e di quella magica estate fiorentina che, in pochi giorni, vide esibirsi nell’allora Stadio Comunale di Firenze Patti Smith ed a distanza di pochi giorni The Clash.

Ma torniamo al concerto pratese, molte meno poesie di sempre e molto più rock, si continua con un classico “Redondo Beach”. La platea è già calda ed uno striscione dietro il palco appeso ad una finestra è l’emblema della serata: “MENO CUGINI DI CAMPAGNA PIU’ PATTI SMITH”. I 4000 presenti applaudono, lei ringrazia e, carica di un’umiltà disarmante, durante il suo spettacolo invita il suo pubblico ad essere “Free”: lei, da sempre attivista politica e pacifista convinta, esorta i suoi a ribellarsi alle mattane dei governi mondiali. Comunque al primo posto rimane sempre la musica; la serata continua con delle chicche che Patti regala al suo pubblico, cominciando da alcune cover, “Summertime blues” di Eddie Cochran, fino alla mitica “Gloria”, portata al successo da Van Morrison, anche se la versione ancora più conosciuta è quella di un altro Morrison, ovvero quel Jim Morrison che, con i suoi The Doors, ha reso “Gloria” immortale.

La serata procede col pubblico felice e di tutte le età, nelle prime file anche giovanissimi, ammaliati dal fascino della sacerdotessa del rock,:”Dancing Barefoot” (da brividi), la bellissima “Frederick” dedicata all’amatissimo marito e padre dei suoi figli, scomparso alcuni anni fa, l’immancabile “Because the night”, una perla regalata dal boss del rock, Bruce Springsteen, quindi “Pissing the river” che porta a “Gloria” ed ai saluti prima dei bis, che saranno una energica “People have the power” e l’ultima cover della serata, che chiude degnamente lo show ovvero “My Generation” dei mitici The Who.

Patti Smith, cattura con la sua voce e le sue movenze le migliaia di spettatori accorsi da tutta la Toscana. E, allora, anche noi chiudiamo dicendo: “MENO CUGINI DI CAMPAGNA PIU’ PATTI SMITH”

Roberto Bruno 

 

 

Foto gentilmente offerta da Annamaria Dulcinea Pecoraro                       

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