Quando il delirio della massa risalta “discutibili” valori

piazza francesco totti

di Ernesto Bodini
(giornalista e opinionista)

via dell'umiltàMa è proprio così importante saper giocare a pallone tanto da essere definiti eroi per aver portato a termine brillantemente una carriera? Ed è anche importante saper pilotare una vettura-bolide tanto da rischiare la vita? Come pure è importante saper fare di pugilato sino a massacrarsi? Altri esempi-quesito si possono ancora fare in ambito sportivo senza contare che, al di là della… passione, il tutto ruota attorno ad una miriade di denaro, che gli interessati sportivi, organizzatori, sponsor e tifosi “giustificano” (o giustificherebbero) con il fatto che l’esercizio dello sport oltre a far bene alla salute (sic!), contribuisce al “meritato” svago ed è pure fonte di posti di lavoro diretto e indiretto. I mass media del 29 scorso hanno dato ampio risalto al congedo del calciatore Francesco Totti, osannandolo quanto basta sino a considerarlo un “eroe dei nostri tempi”. La Stampa in particolare, in un articolo di spalla titolava “Tutti in piedi per l’ultima di un fuoriclasse” e, all’interno: “… Totti nell’Olimpo dei grandi”. Cosa ancora più assurda, a causa del delirio di alcun fan, i quali hanno ideato una targa dedicata al calciatore situata in questi giorni nei giardini di Santa Maria Liberatrice in Roma (vedi foto prodotta dall’ANSA il 30 maggio).

piazza francesco tottiSono titoli di carattere puramente giornalistico, e ad effetto mediatico, che nell’intendimento degli estensori non era quello di “idolatrare” tout court, ma tant’é… A parte la commozione di questo nostro connazionale, espressa con un pianto a dirotto, che per certi versi si può comprendere e si vuol rispettare, ricordo che negli anni ’80 il prof. Albert B. Sabin (1906-1993), scopritore del vaccino antipolio, venne più volte a Torino per presiedere congressi internazionali e, al suo ingresso in aula magna, nessuno del pubblico si alzò in piedi, limitandosi… unicamente ad un caloroso e prolungato applauso. Pur nel rispetto di ogni manifestazione umana, lecita e di diritto, non riesco però a comprendere come la maggior parte delle persone dia tanto risalto ad un divo dello sport o dello spettacolo, considerando che questi “Dei consacrati dal popolo” fanno si divertire ma previ compensi spesso da capogiro; mentre scienziati di chiara fama, ed altri meno noti ma di altrettanto impegno e valore, non sono mai osannati e i loro compensi (istituzionali) sono di gran lunga inferiori. A parte i clinici, i ricercatori (in qualunque ambito: antropologi, climatologi, naturalisti, etc.), ossia quelli che sono a contatto con cavie e provette, spesso lavorano in ombra (quasi mai ben remunerati), in quanto amano la Ricerca pura senza riflettori contribuendo con non pochi sacrifici alla realizzazione di terapie o alla individuazione di sicure diagnosi patologiche. Queste mie considerazioni, che fanno parte del mio essere opinionista, non vogliono precludere nulla a nessuno, ma nel contempo portare chi legge a considerare quanto sosteneva il compositore americano Robert C. Savage (1951-1993): «La maggior parte della gente è disposta a pagare più chi la diverte che chi la istruisce». Un aforisma lapidario? Forse, ma non c’é nulla di più veritiero di una verità che si tramanda nel tempo.

 

Foto Quaglio.it e Calciomercato.com

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