Cinema Palermo: “Innesti”, il comunista che coltivava gentilezza

Non avrà la fotografia di Palermo Shooting, il lirismo di Baarìa o l’energia della Cinisi ritratta ne I Cento Passi, ma il documentario Innesti di Giuseppe La Russa è un altro piccolo, ma proprio per questo prezioso, tassello di quella narrazione cinematografica che nell’ultimo decennio sta tratteggiando e ricostruendo la ricca storia dei luoghi e dei personaggi del palermitano.

Qui lo sguardo non è quello grottesco e di borgata di Ciprì e Maresco, nè quello del verismo madonita di Scimeca. Con Innesti si contempla l’attenzione alla memoria, la conservazione del ricordo di gente comune, che poi forse tanto comune non era. Si racconta la storia di un borgo che sorge a 37 Km da Palermo, Trabia, e di uno dei personaggi che più è rimasto impresso nella memoria di intere generazioni di concittadini, Giuseppe La Terra.

Soprannominato anche Professore De Luca (famoso medico chirurgo del tempo), La Terra era per i trabiesi non soltanto un bravo contadino che curava, per l’appunto, gli innesti di piante e ulivi nelle campagne circostanti con metodi e precisione chirurgica, ma anche uno studioso colto e dai modi gentili che passeggiava nel suo impeccabile vestire per il corso principale, regalando preziosi consigli su come risolvere le pratiche della burocrazia. Infine, divenne presto un ascoltatissimo ed equilibrato uomo politico che sapeva apprezzare tanto Marx quanto la Bibbia.

Il regista Giuseppe La Russa, nipote del protagonista di questo documentario realizzato in collaborazione con l’associazione Officina Immagine, non poteva che abusare della tecnica della testimonianza per tracciare il profilo di un uomo rimasto prigioniero un anno e mezzo a Lipsia durante la seconda Guerra Mondiale, trascinatore gentile nelle lotte operaie, conciliatore delle diverse posizioni degli esponenti sindacali locali, detonatore di una politica che doveva essere vicina al cittadino.

Il trasferimento del significato originario del titolo con la politica viene esaltato da La Russa attraverso una rigida suddivisione in capitoli del racconto, presentati attraverso citazioni di Primo Levi, Danilo Dolci, Alberto Moravia e addirittura Che Guevara, ma è dalle musiche curate dal figlio del regista che risuona il tono convintamente intimista di una pellicola “a conduzione familiare”.

Qualcuno penserà che Innesti sia un’opera troppo personale per piacere anche a un pubblico più ampio. Invece, quello dell’intimità risulta essere il tema portante del documentario, perché vicini a La Terra erano i personaggi intervistati, familiari e veri risultano gli episodi rievocati e ancora bruciante appare quel modo di “fare politica” che oggi sembra essere svanito nel nulla.

Tra le tante intuizioni che l’assessore La Terra aveva espresso, illuminante risulta, oggi, quella di voler votare Trabia all’agricoltura, a un modello economico che puntasse sui prodotti della terra (nespole, olive, uve) anziché su una sterile politica di turismo residenziale. Basta guardare il litorale di Trabia, o fare un giro in treno (come uno dei giri filmati da La Russa e inseriti all’inizio del documentario), per comprendere quanto dolente sia la sensazione di questa perdita. Emozioni intense, che avremmo voluto afferrare in modo più visivo, magari seguendo la telecamera a spalla in una di quelle strade di campagna attraverso cui La Terra proponeva di portare l’illuminazione elettrica ai contadini.

Già presentato a Trabia, dove sarà nuovamente proiettato in piazza per tutti i trabiesi e a Palermo al “circolo Malussène” in occasione della chiusura della rassegna “Storia d’Italia sul grande schermo”, Innesti si prepara ora ad approdare fuori concorso al “Lampedusainfestival”. Del resto, di cinema di frontiera si tratta.

Andrea Anastasi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *